(Minghui.org) Tre residenti della città di Chengdu, nella provincia del Sichuan, hanno recentemente appreso che i loro ricorsi contro le ingiuste sentenze per aver praticato il Falun Gong sono stati respinti.
Il Falun Gong, noto anche come Falun Dafa, è una disciplina per il benessere di mente e corpo che viene perseguitata dal regime comunista cinese dal 1999.
Il 10 luglio 2019 i tre praticanti, tra cui il signor Du Rong, Chen Shigui (il cui sesso è sconosciuto) e la signora Zhang Zhenhua, sono stati arrestati insieme ad un quarto praticante, la signora Mao Kun. Il 28 dicembre dell'anno scorso sono tutti comparsi nel tribunale del distretto di Jinniu e i loro avvocati hanno presentato un'istanza di non colpevolezza, sostenendo che nessuna legge in Cina criminalizza il Falun Gong ed i loro clienti non avrebbero mai dovuto essere perseguitati per aver esercitato il loro diritto costituzionale alla libertà di credo. Dopo il processo, il giudice ha annunciato che Mao era stata condannata ad undici anni e mezzo di pena detentiva, nonché al pagamento di 20.000 yuan (circa 2600 euro), Du a nove anni e 10.000 yuan (circa 1300 euro), ad otto anni ed 8.000 yuan (circa 1050 euro), mentre Chen a sette anni e mezzo assieme ad una multa di 6.000 yuan (circa 780 euro).
I praticanti hanno ricorso in appello contro i verdetti presso la Corte intermedia della città di Chengdu. Mentre ancora erano in attesa dei risultati, intorno al 9 aprile scorso Mao è stata portata improvvisamente al pronto soccorso di un ospedale ed è deceduta la sera dell'11 aprile. Aveva cinquantasette anni.
All'inizio di luglio, i familiari degli altri tre praticanti hanno ricevuto i verdetti della corte superiore che ha confermato le condanne originali.
Un membro della famiglia di Du ha richiesto di difenderlo nel suo caso di appello, ma il tribunale non lo ha permesso e l'avvocato che hanno assunto per l'uomo a loro insaputa, ha invece nominato un altro avvocato che ha dichiarato l'imputato colpevole di ogni accusa. Anche la famiglia di Chen ha chiesto di difenderlo, ma il tribunale non ha mai approvato la loro richiesta, con la scusa che non avevano presentato il documento compilato correttamente. I familiari si sono indignati nel constatare che il verdetto della corte era datato maggio 2021, ma era stato notificato due mesi dopo, senza comunicare la decisione presa quando stavano ancora cercando di rappresentarlo.
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