(Minghui.org) L'8 novembre 2015 Liu Mingying della città di Qiqihar, nella provincia dell’Heilongjiang, è stata arrestata e poi rilasciata su cauzione a causa delle sue cattive condizioni di salute. Un anno dopo è stata nuovamente arrestata e condannata a tre anni di prigione dal Tribunale del distretto di Longsha. La donna ha scontato la pena nel carcere femminile dell’Heilongjiang, dove è stata sottoposta a congelamento, percosse e costretta a sedersi su un piccolo sgabello,finché il suo sedere non ha sviluppato delle piaghe infette.

Gli arresti e la detenzione di Liu sono avvenuti semplicemente perché ha mantenuto la sua fede nel Falun Gong, una pratica spirituale e di meditazione che viene perseguitata in Cina dal luglio 1999.

Di seguito riportiamo il suo personale racconto delle persecuzioni subite.

Arrestata e condannata

L'8 novembre 2015 ho saputo che la praticante Qu Shurong non era tornata a casa, da quando era uscita quel pomeriggio. Ho deciso di recarmi a casa sua per vedere se potevo aiutarla, ma sono stata arrestata e condotta al centro di detenzione della città di Qiqihar.

Ho iniziato uno sciopero della fame e sono stata torturata fino a diventare emaciata. Sono stata portata in ospedale per essere salvata, perché i miei organi stavano cedendo. Venti giorni dopo sono stata rilasciata su cauzione. La polizia ha ingannato mia figlia affinché firmasse il mio documento della cauzione.

Il 21 marzo 2017, un anno e mezzo dopo il mio rilascio, sono stata nuovamente arrestata quando sono uscita a comprare la colazione. Tre praticanti, tra cui Liu Huijie, Wang Yudong e sua moglie Zhu Xiumin (che nel frattempo è stata perseguitata a morte) sono venuti a trovarmi, prima che la polizia se ne andasse, e anch’essi sono stati arrestati. In seguito sono stati condannati. Anche mia figlia, che era uscita a cercarmi, è stata arrestata.

Dopo un po' la polizia ha riportato mia figlia a casa e ha messo a soqquadro l’appartamento. Gli agenti hanno confiscato oltre sessanta libri del Falun Gong e hanno rubato 5.000 yuan(circa 680 euro) in contanti. Quando hanno detto a mia figlia di firmare la lista degli oggetti confiscati, lei ha chiesto perché mancassero i 5.000 yuan, ma loro hanno negato di aver preso i soldi.

Noi cinque praticanti siamo stati interrogati nella locale stazione di polizia. Quel pomeriggio sono stata portata nel centro di detenzione della città di Qiqihar.

Lo stesso mese sono stata condannata a tre anni di prigione. La mia famiglia non è stata informata del processo. Il tribunale intermedio ha respinto il mio appello e ha confermato il verdetto originale.

Il 17 gennaio 2018 sono stata trasferita nel carcere femminile della provincia dell’Heilongjiang.

Torturati in prigione

Ingannata a scrivere dichiarazioni di garanzia

Sono stata rinchiusa nell’8ªDivisione della prigione. La televisione trasmetteva tutto il giorno video che diffamavano il Falun Gong. Oltre a mangiare, dormire o andare in bagno, ero costretta a stare seduta in posizione eretta su un piccolo sgabello, con entrambe le mani sulle ginocchia. Se la mia schiena non era dritta, le detenute mi rimproveravano. Usavano tattiche dure e morbide per costringermi a scrivere le dichiarazioni di garanzia.

Rievocazione della tortura: Seduta su un piccolo sgabello

Hanno detto: "Devi dire soltanto che la Dafa è falsa. Scrivi le dichiarazioni e potrai muoverti liberamente" e: "Potrai ancora praticare il Falun Gong, dopo aver scritto la dichiarazione di rinuncia".

Il decimo giorno sono stata ingannata a scrivere le dichiarazioni. In seguito hanno cercato di farmi prendere ulteriormente le distanze dal Falun Gong per iscritto. Ho rifiutato. Le detenute mi hanno detto: "Hai già scritto la dichiarazione. Questa è l’ultima parte. Perché non la scrivi?".

Prova scritta

Dopo qualche tempo, le detenute mi hanno dato una serie di test, che venivano utilizzati per trasformare le praticanti. Il foglio era pieno di calunnie con domande a scelta multipla. Se una praticante si rifiutava di rispondere alle domande come volevano le autorità, le detenute imprecavano contro il Falun Gong e il suo fondatore.

Intervista con il personale dell'Ufficio 610

Anche gli agenti dell’Ufficio 610ci hanno interrogato. Le domande del colloquio erano le stesse del test scritto. Per esempio, si doveva rispondere "sì" o "no" a una domanda come "La Falun Dafa è un culto?". Questo per verificare se una praticante era stata veramente trasformata. Se questa non superava il test, veniva rimandata alla squadra di trasformazione per un altro ciclo di torture e lavaggio del cervello.

Metodi usati per trasformare le praticanti

Tre detenute erano incaricate di trasformare le praticanti. Le costringevano a sedersi su piccoli sgabelli, alcuni dei quali avevano un buco al centro. Ogni giorno le praticanti venivano costrette a sedersi sullo sgabello, dalle 5:00 del mattino fino alle 22:00. Se una si stancava e si piegava un po' all'indietro, le detenute infilavano una penna nel buco. Si doveva stare sedute in posizione eretta o si rischiava di essere picchiate o insultate.

Poiché mi sono rifiutata di seguire le loro istruzioni, una detenuta mi ha dato sei schiaffi in viso. Quando ho rilassato un po' la mia posizione, la detenuta mi ha tirato tre calci da dietro. A volte sono stata costretta ad accovacciarmi.

I sederi delle praticanti sviluppavano piaghe sanguinanti, dopo essere state sedute sullo sgabello per lunghi periodi di tempo. Quando andavano in bagno, dovevano cercare di separare i pantaloni dalle piaghe prima di accovacciarsi.

Una volta le detenute hanno aperto le finestre e lasciato che il vento gelido mi soffiasse addosso. Per umiliarmi, mi hanno anche fatto mangiare dal pavimento.

Il 28 febbraio 2020, dopo essere sopravvissuta a tre anni di torture, sono stata rilasciata.