(Minghui.org) Nello scorso mese di novembre, dopo che Zhang Yuhong ha finito di scontare quattro anni di pena detentiva per aver praticato il Falun Gong, la donna, un tempo in buona salute, è diventata incapace di intendere e di volere a causa di un ictus indotto dalle torture.

Quando il carcere femminile della provincia del Liaoning ha informato suo figlio di andare a prenderla, questi si è rifiutato, insistendo che il Centro di detenzione si sarebbe dovuto assumere la responsabilità delle sue condizioni. La prigione ha portato Zhang in un sanatorio e ha tentato di denunciare il figlio per averla abbandonata.

Finora solo la sorella della donna ha potuto vederla nel sanatorio. Appena ha visto sua sorella, Zhang ha chiesto di tornare a casa, raccontandole di essere stata appesa e picchiata dalle guardie carcerarie. Le ha anche viste versare acqua bollente su un altro praticante del Falun Gong. Zhang era particolarmente commossa, mentre descriveva le torture subite in prigione.

Pochi giorni dopo la donna è stata portata di nuovo in ospedale, perché non riusciva più a parlare. Il medico ha detto alla sorella che aveva avuto un altro ictus. Poiché aveva già subito due craniotomie in seguito a un precedente ictus, il medico non poteva più operarla e le aveva consigliato solo un trattamento conservativo. Non è chiaro se, in quei giorni, la donna abbia subito altri abusi.

Il 7 novembre 2018 Zhang, cinquantenne residente a Fuxin, nella provincia del Liaoning, è stata arrestata dopo essere stata pedinata dalla polizia. Nel luglio 2019 è stata condannata a quattro anni di prigione e, il 24 settembre 2019, è stata portata nel carcere femminile della provincia del Liaoning.

Alla fine di giugno 2020 la donna ha avuto un ictus ed è rimasta in coma per mesi. Quando i suoi familiari si sono recati al reparto di terapia intensiva per farle visita, le guardie non hanno permesso loro di avvicinarsi e si sono rifiutate di rispondere a qualsiasi domanda. Un medico ha spiegato che aveva delle ferite sulla schiena, ma le guardie carcerarie hanno impedito loro di farle visita e non hanno permesso allo stesso medico di fornire ulteriori dettagli sulle sue condizioni.

Le guardie hanno anche costretto i familiari di Zhang a firmare diversi documenti per sollevare il carcere da ogni responsabilità sulle condizioni della donna. Se da un lato sono state le guardie carcerarie a non permettere ai familiari di farle visita, dall’altro li hanno incolpati per non averla assistita regolarmente, sostenendo che fosse questo il motivo che l’aveva fatta ammalare.

Il medico ha poi operato Zhang due volte. Le guardie hanno impedito al medico di comunicare con la famiglia, ma hanno detto loro che dovevano pagare 100.000 yuan (circa 13.500 euro) per coprire le spese mediche.

All’inizio di febbraio dell’anno scorso i suoi familiari hanno avuto un incontro in videoconferenza con lei. Non era più attaccata al respiratore e riusciva a parlare, ma non in modo chiaro. Aveva anche problemi a muovere il lato destro del corpo.

In seguito è stata trasferita dal quinto all'undicesimo reparto, destinato ai detenuti anziani e disabili. Le autorità carcerarie hanno chiesto alla sua famiglia 200.000 yuan (circa 27.000 euro) in cambio del suo rilascio. Poiché la sua famiglia non poteva permettersi l’estorsione, la donna è stata trattenuta in prigione fino alla fine del suo mandato.

Quando, nel novembre 2021, i suoi familiari hanno potuto tornare a farle visita, sono rimasti sconvolti nel vederla su una sedia a rotelle e con un’ampia zona del cranio infossata.

Le guardie carcerarie la rimproveravano di non essersi comportata bene (cioè di essersi rifiutata di rinunciare al Falun Gong) e le permettevano di spendere solo 200 yuan (circa 27 euro) al mese per le sue necessità quotidiane.

I suoi familiari si sono chiesti come potessero le guardie continuare a perseguitarla quando era già in quelle condizioni. Zhang ha continuato a piangere per tutta la durata della visita. Le guardie hanno terminato l'incontro prima dell'orario previsto, temendo che la donna potesse diventare troppo emotiva.

Oltre alle torture fisiche subite in prigione, l’ufficio locale della previdenza sociale ha sospeso la sua pensione e ha chiesto alla sua famiglia di restituire i benefici che aveva ricevuto nei primi due anni dopo l’arresto, in base alla politica secondo cui i praticanti del Falun Gong, che stanno scontando una pena, non hanno diritto ad alcun trattamento pensionistico.

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