(Minghui.org) Si è recentemente appreso che una donna di 52 anni, residente a Donggang nella provincia del Liaoning, è stata condannata a un anno e mezzo di prigione per la sua fede nel Falun Gong, una pratica per il benessere fisico e spirituale che viene perseguitata dal Partito Comunista Cinese dal luglio 1999.

La condanna di Liu Pintong deriva dal suo arresto del 3 febbraio scorso, tre anni dopo aver finito di scontare una pena detentiva di otto anni, sempre per aver praticato il Falun Gong. Al momento dell’arresto la donna viveva con sua zia a Fushun, nella stessa provincia.

Liu Pingtong

Dopo aver appreso che Liu è stata arrestata, il figlio Hu Xuanming, che attualmente sta studiando per conseguire la laurea nel Regno Unito, ha scritto a Boris Johnson, membro del Parlamento (MP) ed ex Primo Ministro britannico, chiedendo il suo aiuto per salvare la madre.

Il 27 marzo Johnson ha inoltrato l’istanza di Hu al deputato On. Anne-Marie Trevelyan, ministro di Stato presso l’Ufficio britannico per gli affari esteri, il Commonwealth e lo sviluppo. Il 2 maggio Trevelyan ha risposto a Johnson, affermando che il governo del Regno Unito “monitorerà da vicino la questione, continuando a intimare alla Cina di porre immediatamente fine alla grave violazione dei diritti umani”.

In seguito al suo arresto sono stati comminati a Liu 15 giorni di reclusione amministrativa, presso il centro di detenzione della città di Fushun (noto anche come centro di detenzione di Nangou). L’8 febbraio, la polizia ha costretto i suoi familiari a condurli a casa di sua zia, per fare irruzione.

Il 14 febbraio la famiglia di Liu ha chiamato Jiao Chen, vice capo dell'ufficio di sicurezza interna del distretto di Shuncheng nella città di Fushun, per chiedere informazioni sul suo caso. Jiao ha affermato che, a causa del precedente arresto della donna nel mese di maggio dell’anno scorso, per aver distribuito materiali del Falun Gong e per averne parlato alla gente, stavano pianificando una condanna da tre a cinque anni.

Il 7 luglio il tribunale distrettuale di Shuncheng ha tenuto, presso il centro di detenzione, un'udienza sul suo caso. A metà del mese di settembre la sua famiglia ha appreso che era stata condannata a un anno e mezzo di pena detentiva. Non è chiaro quando sarà trasferita in prigione.

Precedente condanna a otto anni

Il 3 marzo 2012 Liu è stata arrestata, per aver sensibilizzato sulla persecuzione del Falun Gong. La polizia ha costretto suo figlio a firmare un falso documento per conto suo.

Il giorno successivo all’arresto la polizia l’ha portata in una stanza vuota e interrogata. Tre agenti l'hanno picchiata e insultata. Le hanno dato uno schiaffo in viso, calci sulle gambe e le hanno tirato i capelli.

Liu ha protestato gridando: "La Falun Dafa è buona!". Gli agenti si sono infuriati e hanno minacciato di condannarla pesantemente a causa del suo cattivo atteggiamento, anche se avessero dovuto falsificare il numero di materiali del Falun Gong che le erano stati confiscati.

Il 10 agosto 2012 il tribunale distrettuale di Zhenxing l’ha condannata a otto anni di prigione. Il giudice ha affermato che si trattava di un ordine proveniente dall'alto. Liu ha fatto ricorso in appello al tribunale intermedio della città di Dandong, che ha deciso di confermare il verdetto originale.

Durante i nove mesi trascorsi nel centro di detenzione della città di Dandong, Liu è stata sottoposta a brutali torture e costretta a lavorare per lunghe ore senza retribuzione. L'11 dicembre 2012, quando è stata portata nella prigione femminile della provincia del Liaoning, soffriva di gravi problemi al collo, intorpidimento degli arti e vertigini. Aveva anche sangue nelle feci.

Per costringerla a rinunciare al Falun Gong, le guardie carcerarie l'hanno sottoposta ad ogni tipo di tortura, compreso farla a rimanere per lunghe ore in posizione eretta o seduta su un piccolo sgabello con punte sulla superficie. La donna è stata anche umiliata, privata del sonno e dell'uso del bagno. Inoltre le è stato impedito di lavarsi.

Liu è stata costretta, in una giornata invernale particolarmente gelida, a restare in piedi sul pavimento di cemento per molto tempo. In quel momento aveva il ciclo mestruale, ma le guardie le hanno negato l’uso del bagno, così i suoi pantaloni si sono macchiati di sangue.

Il 14 ottobre 2014 la donna ha sofferto di insufficienza renale ed è stata portata all'ospedale 739 di Shenyang, designato alle detenute della prigione. Le guardie l’hanno legata sul letto nella posizione dell’aquila aperta. Le sue mani e i suoi piedi si sono notevolmente gonfiati. Era emaciata e non ha avuto nemmeno la forza di salutare la sorella, quando le ha fatto visita.

La prigione ha rifiutato di rilasciare Liu per motivi di salute, con la scusa che, poiché soffriva di insufficienza renale, l’avrebbero considerata una morte naturale se fosse deceduta, e non se ne sarebbero assunti alcuna responsabilità.

Dopo una settimana in ospedale Liu è stata riportata in prigione. I 4.000 yuan (circa 518 euro) che la sua famiglia le aveva depositato per comprare altro cibo, le sono stati confiscati e non le è stato permesso di ricevere visite per due mesi. Per tutto questo tempo, le guardie l'hanno tenuta legata nella posizione dell'aquila aperta e l'hanno alimentata a forza.

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