(Minghui.org) Il 4 ottobre scorso la rivista sulla libertà religiosa e i diritti umani Bitter Winter ha pubblicato un articolo intitolato “Le ONG all’ONU contro il prelievo di organi, mentre il Falun Gong chiede all’Italia di salvare vite umane”.

L’articolo firmato da Marco Respinti riferisce che tra l’11 settembre e il 13 ottobre, in occasione della 54^ sessione del Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, due ONG accreditate dall’ECOSOC hanno pubblicato una dichiarazione congiunta per condannare i crimini di prelievo di organi commessi dal Partito Comunista Cinese (PCC) nei confronti dei praticanti del Falun Gong.

Secondo il rapporto la dichiarazione delle due ONG, la Coordination des Associations et des Particuliers pour la Liberté de Conscience (CAP-LC) e la Romanian Independent Society of Human Rights (RISHR), è stata sostenuta da numerose altre organizzazioni tra cui Alianza Iberoamérica Europea Contra el Comunismo (AIECC), China Watch UK, Doctors Against Forced Organ Harvesting (DAFOH), Forum for Religious Freedom Europe (FOREF), la Fondazione Gerard Noodt per la libertà di religione o di credo, la Società internazionale per i diritti umani e la sua filiale in Svezia, il Consiglio internazionale per la diplomazia e il dialogo (ICDD), l’Associazione coreana per i trapianti d’organo etici (KAEOT), l’Associazione di ricerca sul turismo dei trapianti NPO, l’Associazione taiwanese per la cura internazionale dei trapianti d’organo (TAICOT) e il Rotary Club satellite per porre fine al prelievo forzato di organi.

La dichiarazione è stata redatta sulla base dei rapporti di tre importanti investigatori sul crimine del prelievo forzato di organi, tra cui David Kilgour (1941-2022), David Matas e Ethan Gutmann, nonché della sentenza finale del “Tribunale cinese”.

Secondo Bitter Winter la dichiarazione ha sollevato diverse richieste alle Nazioni Unite e alle agenzie associate, tra cui 1) “chiedere all’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) che l’agenda One Health includa la verifica della fine del prelievo forzato di organi dai praticanti del Falun Gong in Cina”; 2) “invitare il Segretario generale delle Nazioni Unite ad avviare una missione di accertamento dei fatti sul prelievo forzato di organi in Cina attraverso ispezioni indipendenti, internazionali e senza preavviso”; e 3) “invitare il Segretario generale delle Nazioni Unite a informare tutti i 193 Stati membri delle Nazioni Unite sulla persecuzione del Falun Gong da parte della Cina e sulla sua pratica immorale di prelievo forzato di organi”.

Poiché quest’anno ricorre il 75° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani delle Nazioni Unite e la Cina è membro del Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, essa dovrebbe: “attenersi immediatamente ai principi guida della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e porre fine alla pratica del prelievo forzato di organi dei praticanti del Falun Gong e di qualsiasi altro prigioniero di coscienza”.

La dichiarazione ha fatto notare che diversi Paesi, tra cui Israele, Canada e Stati Uniti: “hanno avviato o approvato legislazioni legalmente vincolanti che mirano a fermare o prevenire il prelievo forzato di organi dei prigionieri in Cina”. Due esempi sono stati la Risoluzione 343 del Congresso degli Stati Uniti nel 2016 e la Dichiarazione scritta 48 del Parlamento europeo sempre nel 2016. Nella dichiarazione sono state citate anche le oltre 3 milioni di firme raccolte da Medici contro il prelievo forzato di organi in oltre 50 Paesi e una dichiarazione di 12 Relatori speciali alle Nazioni Unite nel 2021.

La dichiarazione ha anche affermato che i decenni di “prelievo forzato di organi da persone in vita autorizzato dallo Stato” da parte del PCC dovrebbero essere condannati come “crimini contro l’umanità”, rendendo “la persecuzione del Falun Gong da parte del governo cinese (...) uno dei casi più indagati, ma largamente ignorati, di un gruppo spirituale-religioso nel XXI secolo”.

Secondo Bitter Winter, oltre alla dichiarazione congiunta, una terza ONG la Global Human Rights Defence (GHRD) ha presentato una dichiarazione separata al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite il 26 maggio scorso.

Nella dichiarazione del GHRD si legge: “Troppo spesso il governo della RPC ha eluso le domande e deriso i rapporti come semplici fantasie. Purtroppo questi rapporti riflettono la realtà. È urgente che nella RPC vengano condotte indagini indipendenti, bipartisan, non confessionali e apolitiche per stabilire la verità. Le statistiche ufficiali prodotte dalla RPC sono state più volte messe in discussione dagli esperti; è ora di discuterle apertamente e pubblicamente con esperti internazionali. I numeri e le pratiche devono essere verificati e i crimini vanno condannati. Il prelievo forzato di organi è una vergogna che il mondo non deve più ignorare”.

L’articolo di Bitter Winter riporta anche l’esempio delle storie di due praticanti del Falun Gong, Ma Xiuyun e Tang Pingshun, genitori di un altro praticante del Falun Gong attualmente residente in Italia.

Il 15 agosto scorso Katerina Angelakopoulou, presidente dell’Associazione Italiana Falun Dafa, ha scritto al capo del governo italiano e a diversi ministri. Ha detto: “Ci rivolgiamo a voi chiedendo il vostro sostegno per il loro rilascio, trasmettendo alle autorità cinesi il rispetto che l’Italia ha per i diritti umani e chiedendo loro di fermare la persecuzione dei praticanti del Falun Gong, un crimine contro l’umanità che non può essere accettato da nessun Paese democratico come il nostro”.

Oggi, 17 anni dopo la prima denuncia del prelievo forzato di organi, il crimine è ancora in corso in Cina. Sebbene i praticanti del Falun Gong rimangano il bersaglio principale, questa pratica è stata estesa ad altri gruppi come i tibetani e gli uiguri. Nel rapporto di Bitter Winter si legge: “Mentre la realtà prelievo forzato di organi nella Repubblica Popolare Cinese ottiene una crescente attenzione da parte di diversi media, le vittime di queste mostruosità non sono teoriche, sono persone reali in carne e ossa”.