(Minghui.org) Lo scorso 22 settembre una donna di 56 anni della città di Gaozhou, nella provincia del Guangdong, è stata condannata a sei anni di prigione e multata di 20.000 yuan (circa 2.590 euro) per aver praticato il Falun Gong, una disciplina spirituale e di meditazione che viene perseguitata dal regime comunista cinese dal 1999.

Il 26 settembre dell’anno scorso Wu Youqing è stata arrestata e il 25 novembre dello stesso anno è stata incriminata. Il 30 gennaio di quest’anno il giudice Tan Wei del tribunale distrettuale di Maonan ha deciso di sospendere il suo caso a causa di una situazione imprevista, ma lo ha ripreso in mano pochi mesi dopo. Il 29 giugno ha tenuto un'udienza nel primo centro di detenzione della città di Maoming. Al processo erano presenti anche il procuratore Dai Jianlan, i giudici Ke Xuejun e Pan Chuanghua e il cancelliere Tu Yuan.

I due avvocati di Wu hanno presentato per lei un’istanza di non colpevolezza e la praticante ha chiesto di essere assolta. Tuttavia, tre mesi dopo è stata dichiarata colpevole.

Per i dettagli sull'arresto e la detenzione di Wu, si vedano i primi due articoli correlati elencati alla fine.

Precedenti sette anni di prigione e famiglia distrutta

L'ultima condanna di Wu è stata preceduta da numerosi arresti per aver sostenuto la sua fede. Le sono stati inflitti tre anni di lavori forzati (2005-2008) e quattro anni di prigione (2013-2017). Durante la sua detenzione è stata brutalmente torturata. Una volta una guardia carceraria, per umiliarla, l'ha costretta a togliersi tutti i vestiti, facendola rimanere nuda.

Sopravvissuta ad anni di abusi in prigione, è tornata a casa, ma ha dovuto affrontare le continue molestie delle autorità locali, che hanno cercato di costringerla a rinunciare alla sua fede.

Prima dell'inizio della persecuzione, il marito era molto favorevole alla sua pratica del Falun Gong e la loro era una famiglia felice. Tuttavia, dopo il 20 luglio del 1999, i ripetuti arresti della moglie si sono rivelati troppo pesanti da sopportare per l’uomo, sia dal punto di vista mentale che finanziario (è stata licenziata dal suo impiego presso una cooperativa di credito rurale mentre era detenuta in un campo di lavoro). Il marito si è accanito contro di lei, spesso picchiandola selvaggiamente. Alla fine, mentre lei era in prigione, ha chiesto il divorzio.

Quando è stata rilasciata, l'ex marito si era risposato, ma lei non provava rancore verso di lui o verso la sua famiglia. Andava ancora regolarmente, con il figlio, a trovare gli ex suoceri.

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