(Minghui.org) In seguito all’arresto del 23 settembre scorso una donna di 60 anni, residente a Jingmen nella provincia dell’Hubei, è costretta a rimanere in prigione per la sua fede nel Falun Gong, una pratica per il benessere fisico e spirituale che viene perseguitata dal Partito Comunista Cinese dal luglio 1999.

La polizia ha fatto irruzione nella casa di Zhang Guangjie e le ha confiscato la stampante, il computer e altri effetti personali. Sua madre ottantenne, che vive con lei, è rimasta terrorizzata e ora fatica a badare a se stessa.

Non è la prima volta che Zhang, pensionata della compagnia petrolifera di Jingmen, viene presa di mira per la sua fede. Nel 2001 è stata arrestata e condannata a quattro anni di prigione, mentre nel 2016 è stata condannata ad altri tre anni. Ha scontato entrambe le pene nel carcere femminile della provincia dell’Hubei, situato nella capitale Wuhan, dov’è stata brutalmente torturata. Non potendo sopportare la pressione della persecuzione, il marito ha divorziato. Suo padre, dopo aver vissuto per anni nella paura, è deceduto.

Durante il secondo periodo di detenzione, il suo datore di lavoro le ha anche sospeso la pensione, adducendo come causale una nuova politica che impedisce ai pensionati incarcerati di ricevere i benefici pensionistici (anche se non esiste una simile disposizione nella legge cinese sul lavoro o sulla previdenza sociale).

La sofferenza della famiglia

Mentre Zhang veniva perseguitata per la sua fede, suo marito non riusciva a gestire la pressione della polizia, che si recava sul suo posto di lavoro per indagare su di lui e ottenere “prove”, influenzando negativamente il suo operato e la sua vita. L’uomo, contrariato per la situazione creatasi, ha divorziato.

Durante il periodo che Zhang ha trascorso in prigione, i suoi genitori hanno sopportato una pressione tremenda e sono stati sull’orlo del collasso, in quanto parenti e amici li trattavano con freddezza.

A causa della pressione mentale, la figlia di Zhang, che stava preparando gli esami di ammissione alla scuola superiore, non riusciva a concentrarsi.

Nel 2004 il padre di Zhang è rimasto coinvolto in un incidente mentre tornava a casa e si è rotto entrambe le gambe. Non poteva camminare, né mangiare e doveva dipendere dalla moglie, che si prendeva cura anche della nipote. Dopo che si è ripreso, abbastanza da poter camminare con un bastone, i tre si sono recati in prigione per fare visita a Zhang e le hanno portato del cibo, ma non è stato permesso loro di darle tutto ciò che avevano.

Nel mese di ottobre 2014 il padre di Zhang è finito in condizioni critiche e, dopo un importante intervento chirurgico, ha dovuto subire l’amputazione di una gamba. Al fine di alleviare l’intenso dolore, recitava: “La Falun Dafa è buona”. Qualcuno lo ha denunciato e la polizia è andata a molestarlo. Poco dopo l’uomo di circa 80 anni, terrorizzato e traumatizzato dalle continue vessazioni della polizia, è deceduto. Sua moglie, anch’essa ottantenne, si è trasferita da Zhang dopo che è stata rilasciata, ma ha subito un duro colpo quando la figlia è stata nuovamente arrestata.

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