(Minghui.org) Una praticante di 65 anni ha recentemente perso il suo ricorso in appello contro l’ingiusta condanna a tre anni di prigione per aver praticato il Falun Gong, una disciplina spirituale nota anche come Falun Dafa, che viene perseguitata dal regime comunista cinese dal 1999.

Il 17 maggio dell’anno scorso Jiang Guixiu, della città di Zhaoyuan nella provincia dello Shandong, è stata arrestata nella sua abitazione. Anche il marito, che non pratica il Falun Gong, è stato portato alla stazione di polizia per essere interrogato. Gli agenti lo hanno ingannato e gli hanno fatto rivelare informazioni sulla pratica della moglie che sono state usate, in seguito, come prova d’accusa contro di lei. La donna è stata costretta a firmare la deposizione. Dopo aver pagato una cauzione di 2.000 yuan (circa 260 euro), i coniugi sono stati rilasciati.

Il 24 novembre il tribunale di Zhaoyuan ha tenuto un’udienza sul caso di Jiang. Il suo avvocato ha presentato un’istanza di non colpevolezza. Solo la cugina ha potuto assistere al processo. Anche il marito ha chiesto di partecipare, ma un cancelliere del tribunale ha negato la sua richiesta, sostenendo che non poteva essere presente perché era indicato come testimone dell’accusa.

Jiang ha notato che il procuratore Gao Cheng’e aveva falsificato il contenuto della testimonianza del marito, che non era stato incluso nei documenti del suo caso. L’avvocato ha chiesto alla polizia di fornire il video dell’interrogatorio per verificarne il resoconto, ma Gao ha negato di esserne in possesso.

Il marito della donna ha chiesto di poter testimoniare, ma il giudice Yang non gliel’ha permesso, dicendo: “Non è un bene per nessuno se testimonia in tribunale”. Yang ha quindi rinviato la seduta.

Il giudice ha accusato Jiang di aver avuto un atteggiamento scorretto durante l’udienza, soprattutto per aver cercato di chiarirgli i fatti sul Falun Gong. Aveva previsto una seconda udienza a metà dicembre, ma l’ha annullata e, il 21 dicembre, ha emesso direttamente la sentenza di tre anni, oltre a una multa di 10.000 yuan (circa 1.300 euro).

Il 27 dicembre la donna ha presentato ricorso presso il tribunale intermedio della città di Yantai. Il 29 gennaio scorso è stata convocata dal tribunale superiore e le è stato chiesto se avesse ulteriori informazioni da aggiungere. Jiang ha dichiarato che il contenuto della testimonianza del marito era stato falsificato e ha chiesto al tribunale superiore di indagare sulla violazione della procedura legale, da parte della polizia e del pubblico ministero.

Nel frattempo il suo avvocato ha cercato di contattare il giudice della corte superiore, chiedendo un’udienza per il suo caso di appello. Quest’ultimo continuava a ripetere che avrebbe dovuto chiedere istruzioni al suo supervisore. Tuttavia, il 4 aprile, il giudice ha annunciato di aver confermato il verdetto originale. L’avvocato era molto contrariato, sapendo di essere stato ingannato.

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