(Minghui.org) Il 30 marzo di quest’anno una donna di 81 anni, residente a Pechino, è stata condannata a tre anni di prigione e multata di 3.000 yuan (circa 380 euro) per la sua fede nel Falun Gong, una pratica per il benessere della mente e del corpo che viene perseguitata dal Partito Comunista Cinese dal luglio 1999.
Hu Xingxi ha presentato ricorso al 2° tribunale intermedio della città di Pechino. Lo scorso 2 giugno il presidente della corte d’appello Wang Hongbo, l’assistente Wang Min e un operatore video le hanno consegnato a casa la sentenza di conferma del verdetto originale.
Hu si è rifiutata di firmare i documenti e ha giurato di continuare a cercare giustizia. I giudici le hanno detto di presentare la mozione per riconsiderare il suo caso attraverso il tribunale distrettuale di Fengtai, se fosse stata decisa a cercare giustizia (in Cina i ricorsi devono essere presentati ai tribunali di primo grado, perché questi li inoltrino alle corti d’appello).
La donna ha chiesto loro se i cittadini rispettosi della legge come lei, che seguono i principi del Falun Gong di Verità-Compassione-Tolleranza per essere brave persone fossero stati condannati, chi sarebbe stato considerato innocente dalle autorità. I giudici rimasti in silenzio.
Non è chiaro se Hu abbia permesso all’operatore video di registrare la sua conversazione con i due giudici. Non è nemmeno chiaro se l’anziana sia stata autorizzata a scontare la pena a casa o se verrà presto presa in custodia.
Arresto e sentenza
Il 23 aprile 2020 gli agenti di polizia si sono presentati a casa di Hu. Fingendo di essere interessati alla loro proprietà in affitto, hanno ingannato il figlio per farsi aprire la porta. Hu ha chiesto di vedere i documenti degli agenti, ma questi si sono rifiutati di mostrarli.
Sei agenti hanno trattenuto la donna e suo figlio, mentre gli altri hanno messo a soqquadro la loro abitazione, confiscando i libri del Falun Gong, tre computer portatili, una stampante e cinque telefoni cellulari.
Sia Hu che il figlio, Liu Xiaojiang, sono stati portati alla stazione di polizia per essere interrogati. Nel pomeriggio, dopo un esame fisico, Hu è stata condotta al centro di detenzione distrettuale di Fengtai, ma le guardie le hanno negato l’ammissione a causa delle sue condizioni di salute. È stata quindi riportata alla stazione di polizia e trattenuta per tutta la notte. Suo figlio è stato rilasciato la sera stessa. Il giorno successivo anche la donna è stata rilasciata su cauzione.
Un anno dopo, il 22 marzo 2021, la Procura del distretto di Fengtai ha convocato Hu, ma lei si è rifiutata di andare. L’8 aprile la polizia ha portato sia lei che il figlio davanti al procuratore. Quando la donna si è rifiutata di firmare i documenti del caso, il procuratore si è arrabbiato a tal punto da inveire contro di lei. Ha minacciato di arrestarla se non si fosse presentata per le altre due convocazioni, il 9 e il 12 aprile. Hu non si è presentata. Non ha risposto nemmeno al tribunale distrettuale di Fengtai, il 12 maggio 2021, quando è stata convocata.
L’8 novembre 2021 un membro del personale del tribunale le ha consegnato l’atto di accusa e comunicato che il giudice aveva intenzione di ascoltare il caso a casa sua alle 15:00 del giorno successivo. A causa dell’epidemia locale di COVID-19, l’udienza è stata annullata e rinviata all’8 febbraio di quest’anno. Il 30 marzo scorso il giudice, Hu Chunsheng, ha consegnato il verdetto a casa di Hu. La donna è stata condannata a tre anni di prigione e multata di 3.000 yuan.
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