(Minghui.org) Un’ex direttrice della Banca di Cina di Meizhou, nella provincia del Guangdong, è stata arrestata cinque volte e ha trascorso più di sette anni in carcere.

Fu Xuebing, di 52 anni, pratica il Falun Gong, una disciplina tradizionale per il benessere di corpo e mente (anche nota come Falun Dafa) che è perseguitata in Cina dal 1999. Le autorità l’hanno arrestata nel 2005, 2008, 2010, 2012 e 2014, nel tentativo di farla rinunciare alla propria fede. Hanno anche perquisito la sua abitazione e le hanno confiscato i beni personali. E’ stata ripetutamente incarcerata e torturata. Dopo il suo ultimo arresto nel 2014 le è stata inflitta una pena di sette anni di prigione, ed è stata rilasciata nel giugno 2020.

Oltre ad essere arrestata e imprigionata Fu è stata anche più volte multata per non aver telefonato al suo supervisore per comunicargli dove si trovasse. Aveva lavorato in banca per 16 anni, ma quando alla fine era stata licenziata, non le era stato dato alcun indennizzo. La polizia continua a tenere sotto controllo e a molestare lei e la sua famiglia.

Ripetuti arresti e detenzioni

Fu era un’eccellente manager presso la filiale di Meizhou della Banca di Cina. Dopo che è iniziata la persecuzione i suoi supervisori la molestavano di frequente e le facevano pressioni affinché smettesse di praticare.

Nel dicembre del 2005, mentre distribuiva volantini con informazioni sul Falun Gong e sulla persecuzione nel suo quartiere, la polizia l’ha arrestata e interrogata alla stazione di polizia di Xinzhong. Gli agenti l’hanno portata a casa, hanno perquisito l’abitazione e hanno confiscato i libri del Falun Gong. L’hanno tenuta per due giorni in detenzione presso il Dipartimento di polizia del distretto di Meijiang.

Nel 2008 i suoi supervisori sono venuti a sapere che aveva parlato ai colleghi e ai clienti della persecuzione e l’hanno costretta a guardare video che diffamavano il Falun Gong. Le hanno fatto scrivere dichiarazioni di pentimento due volte al mese e le hanno detto che doveva chiamarli ogni sera da una linea fissa. Durante le vacanze doveva chiamarli tre volte al giorno. Doveva recarsi da loro ogni volta che usciva. Le facevano 100 yuan (circa 13 euro) di multa ogni volta che non lo faceva. E la multa ha raggiunto la somma di 1.100 yuan in otto giorni (circa 140 euro). Il segretario della Commissione disciplinare della banca l’ha minacciata di recluderla in un centro per il lavaggio del cervello, se avesse continuato a non obbedire.

Fu si è rifiutata di cooperare e di fare le telefonate e degli agenti dell’Ufficio 610 del distretto di Meijiang l’hanno arrestata il 15 marzo 2008 e reclusa nel centro per il lavaggio del cervello di Meizhou. Lei è riuscita a scappare te giorni più tardi, ed è stata costretta a vivere lontana da casa per nascondersi dalle autorità. Due mesi dopo, il 6 agosto, la banca ha rescisso il suo contratto di lavoro, sostenendo che si assentava ingiustificatamente dal lavoro.

Il 25 marzo 2010 12 agenti di polizia hanno seguito Fu dal dentista e l’hanno arrestata mentre veniva curata. Quando lei ha urlato la “Falun Dafa è buona!” un agente l’ha schiaffeggiata. Le hanno preso le chiavi, si sono introdotti in casa sua e l’hanno perquisita. Le hanno confiscato il computer, dei CD-ROM, alcuni libri del Falun Gong, e poi sono andati a casa dei suoi genitori e dei suoceri. Hanno perquisito le due abitazioni e hanno confiscato un computer portatile, un disco rigido esterno, oltre 10 libri del Falun Gong, diversi DVD e dei contanti.

Gli agenti, quel pomeriggio, l’hanno portata al Centro di detenzione di Qinyang, dove le guardie hanno istigato le detenute a toglierle i vestiti e perquisirla. Il giorno seguente una guardia l’ha trascinata per i capelli e l’ha costretta a farsi fotografare. Era in manette e catene.

Rievocazione della tortura: catene alle gambe

Un giorno quattro agenti dell’Ufficio 610 l’hanno fatta salire nella loro auto e le hanno messo un sacchetto di plastica in testa. Lei quasi non respirava. Un quarto d’ora dopo è stata messa in cella di isolamento e ammanettata alla panca della tigre. Tre persone l’hanno interrogata giorno e notte. Quattro giorni dopo l’hanno tolta dalla panca della tigre e l’hanno ammanettata con un braccio tirato sopra la spalla e l’altro tirato su dalla schiena. Una guardia ha stretto le manette per intensificare il dolore. Hanno cercato di farla camminare e sedere sulle foto del fondatore della Falun Gong, ma lei si è rifiutata. Quella notte le hanno impedito di dormire; le hanno tenuto le manette ben strette e le mandavano continuamente il fumo di sigaretta negli occhi. E’ andata avanti così per cinque giorni. Quando è ritornata al centro di detenzione era sfigurata e le detenute l’hanno riconosciuta a malapena.

Dopo essere stata torturata per un mese nel centro di detenzione è stata trasferita al centro per il lavaggio del cervello di Sanshui, dov’è stata messa in cella d’isolamento e monitorata giorno e notte. Doveva guardare ogni giorno dei video che diffamavano il Falun Gong e il suo fondatore e scrivere delle “relazioni sui suoi pensieri”, dichiarazioni di rinuncia e di pentimento al Falun Gong e descrivere come aveva cambiato idea. E’ stata rilasciata alla fine di agosto 2010.

La polizia si è introdotta in casa sua la mattina del 21 maggio 2012 e ha confiscato i libri del Falun Gong, un computer portatile (che le ha restituito più tardi), il cellulare, e il lettore MP4. Lei è scappata via con la sua bambina di sei mesi. I familiari erano sorvegliati continuamente ed erano preoccupati per la bimba. Alcuni mesi dopo, quando è andata a casa del marito a Dongguan, la polizia vi si è recata e l’ha arrestata. Gli agenti hanno riportato lei e la bambina a Meizhou il 26 ottobre 2012.

I sette anni in carcere

Fu aveva trovato lavoro in un negozio di forniture per automobili. Mentre era al lavoro, il pomeriggio del 23 aprile 2014, è arrivata la polizia e l’ha arrestata. Gli agenti hanno perquisito la sua abitazione e l’hanno reclusa nel Centro di detenzione di Fuda nel distretto di Meixian per sette mesi, fino a novembre. Il tribunale distrettuale di Meijiang l’ha condannata sette anni di prigione e, il 19 dicembre di quell’anno, è stata trasferita al carcere femminile della provincia del Guandong.

E’ stata messa nel 4° reparto, dove due o tre collaboratrici la sorvegliavano giorno e notte. Le detenute registravano in un quadernetto tutto quello che diceva e faceva, compreso quando usava la toilette nel cuore della notte, e riferivano tutto a una guardia specializzata nel perseguitare praticanti del Falun Gong.

Non le era permesso dormire per cinque notti al mese. Durante il giorno doveva stare seduta su un piccolo sgabello dalle 7:00 alle 10:00 di mattina e doveva leggere, memorizzare e scrivere cose che diffamavano il Falun Gong. Per destabilizzarla psicologicamente e farle scrivere dichiarazioni di rinuncia e di pentimento riguardo alla sua fede, le proibivano di parlare a chiunque e non le hanno permesso lasciare la stanza per otto mesi. Era sul punto di un crollo mentale.

Successivamente, nell’agosto 2015, è stata messa nel 6° reparto, dove doveva lavorare come una schiava. Una volta le guardie si sono accorte che inseriva dei bigliettini in dozzine di pieghevoli che assemblava. Su di essi descriveva come le autorità carcerarie torturavano le praticanti e le costringevano a lavorare oltre l’orario stabilito. Le guardie l’hanno messa in regime di massimo rigore disciplinare per i due anni seguenti. Per tre mesi l’hanno interrogata ininterrottamente e hanno adottato misure estreme e violente per farle il lavaggio del cervello.

Era macilenta e la sua salute era deteriorata. E’ stata rilasciata a giugno del 2020.

Frequenti molestie della polizia

Dopo essere stata rilasciata dalla prigione, la polizia molestava di frequente lei e i suoi anziani parenti. Lei diceva ai poliziotti che il loro comportamento era inappropriato e cercava di farli smettere di fotografare e filmare lei e la sua famiglia. Si rifiutava anche di firmare qualunque documento.

Una persona dell’Ufficio 610 del distretto di Meijiang e un agente di polizia hanno chiesto di incontrarla alla commissione residenziale locale nel giugno del 2021.

Tre agenti della stazione di polizia di Jiangnan sono andati a casa sua tre volte. Durante una delle visite hanno terrorizzato il padre 75enne, che era solo in casa e dopo non è quasi riuscito a mangiare nulla.

Degli agenti della stazione di polizia di Jiangnan ad ottobre dell’anno scorso hanno iniziato a chiederle frequentemente di recarsi da loro per un incontro. Lei li ha ammoniti: “Sono una cittadina rispettosa della legge, e non ho fatto nulla di male. Mi state molestando. I miei genitori hanno quasi 80 anni e mio suocero ne ha 86 e vivono nella paura a causa delle vostre continue molestie”. Gli agenti hanno comunque continuato a molestarla e hanno detto che i supervisori avevano dato loro una lista di praticanti che loro dovevano incontrare di persona.