(Minghui.org) Nel 2016 un'anziana donna della città di Jiamusi, nella provincia dell’Heilongjiang, è stata condannata a sette anni e mezzo di prigione per la sua fede nel Falun Gong, una pratica spirituale e di meditazione che viene perseguitata dal regime comunista cinese dal 1999.

Mentre veniva torturata nel carcere femminile della provincia dell’Heilongjiang, Liang Cuirong, di 78 anni, per protestare contro la persecuzione, ha fatto due volte lo sciopero della fame, per un totale di 58 giorni. Le detenute, istigate dalle guardie carcerarie, l'hanno colpita alla testa con pugni così forti da frantumarle la protesi dentaria., inoltre l’hanno ripetutamente presa in braccio e gettata a terra, causandole la frattura della spina dorsale.

Nel novembre dell’anno scorso, un mese dopo essere stata rilasciata, i funzionari della città di Yichun, gli agenti dell'Ufficio 610 e una dozzina di agenti di polizia hanno fatto irruzione nell’abitazione di Liang, ordinandole di firmare dichiarazioni di rinuncia alla sua fede. La donna era così terrorizzata che è svenuta. Tuttora viene costantemente sorvegliata dalla polizia e dai funzionari della comunità del distretto di Jinlin.

Prima di intraprendere il Falun Gong, Liang ha sofferto per i postumi del parto. Sentiva freddo anche in estate, nonostante indossasse vestiti e scarpe imbottite, e aveva fortissimi dolori dappertutto. Lo stomaco le faceva così male che, per sopravvivere, ogni giorno poteva assumere solo un po' di zuppa di riso e acqua.

Nel 1998, all’età di 52 anni, ha iniziato a praticare il Falun Gong e 20 giorni dopo il suo stomaco aveva ricominciato a funzionale, così poteva mangiare normalmente. La donna ha iniziato a svolgere le faccende domestiche e, sei mesi dopo era in grado di lavorare e di trasportare un sacco di mais del peso di oltre 45 chilogrammi.

Condannata da un tribunale illegale con prove falsificate

Il 14 aprile 2016 Liang è stata arrestata nella propria abitazione, dopo che il suo vicino l'ha denunciata alla polizia per aver affisso dei volantini del Falun Gong nell'edificio, cosa che lei non aveva fatto. Gli agenti l'hanno portata alla stazione di polizia di Fendou, hanno messo a soqquadro il suo appartamento e le hanno confiscato i libri del Falun Gong, la letteratura e il lettore musicale per la pratica.

Durante l'interrogatorio gli agenti hanno cercato di costringerla a fornire informazioni sul praticante che le aveva fornito la letteratura del Falun Gong, ma lei si è rifiutata. La polizia ha falsificato l'elenco degli oggetti confiscati a casa sua, aggiungendovi 100 volantini del Falun Gong. Quando la donna si è rifiutata di apporre le sue impronte digitali sull'elenco, alcuni agenti l'hanno trascinata in una stanza priva di telecamere di sorveglianza e l'hanno picchiata.

Un ufficiale ha detto: "Se ci fai il nome di un praticante del Falun Gong, ti ridurremo la pena di un anno, altrimenti faremo in modo che tu muoia in prigione". La donna è rimasta in silenzio. Gli agenti le hanno torto le braccia dietro la schiena e gliele hanno spinte sopra la sua testa, provocandole un dolore lancinante. Un agente le ha afferrato la mano e le ha premuto il dito sul documento del suo caso, che era stato fabbricato.

La polizia l'ha immobilizzata con una catena di metallo e non le ha permesso di andare in bagno. La sera le hanno dato una ciotola di noodles e, dopo aver mangiato, ha sentito gli agenti dire che le avevano drogato il cibo. Due ore dopo era confusa e faticava a parlare.

Qualche giorno dopo è stata portata nel centro di detenzione di Yichun, dove ha iniziato uno sciopero della fame. Il 22 agosto 2016, quattro mesi dopo, Liang è comparsa davanti al giudice. Non c'erano testimoni ed è stata processata sulla base delle prove falsificate dalla polizia. La donna è stata condannata a sette anni e mezzo di prigione e multata di 10.000 yuan (circa 1.280 euro).

Liang ha presentato ricorso al tribunale intermedio di Yichun. Il suo avvocato ha chiesto alla corte di riconsiderare il caso, poiché la polizia aveva falsificato le prove contro di lei, ma il giudice ha deciso di confermare il verdetto originale. Nel mese di dicembre 2016 la donna, allora settantenne, è stata condotta nel carcere femminile della provincia dell’Heilongjiang.

Le torture in prigione le hanno causato la rottura della protesi dentaria, fratture vertebrali e perdita dei capelli

Liang è stata rinchiusa nel reparto di gestione rigorosa, dove i praticanti, che si rifiutavano di rinunciare alla loro fede, hanno dovuto affrontare un'inasprimento delle torture. Per essere ricompensate con una riduzione di pena, le detenute assistevano attivamente le guardie. Queste collaboratrici hanno fatto stare Liang seduta su un piccolo sgabello, con le mani sulle ginocchia, per lunghi periodi di tempo. Le torture le hanno reso la schiena dolorante, le hanno gonfiato le gambe e infiammato le natiche. Se si muoveva anche solo un po', veniva picchiata e insultata.

Rievocazione della tortura: Seduta immobile per lunghe ore su un piccolo sgabello

Qualche giorno dopo, le collaboratrici hanno afferrato Liang e l'hanno spinta sul letto, colpendola ripetutamente al volto. La violenza le ha frantumato la protesi dentaria e le ha fatto sanguinare le gengive, la lingua e l'interno delle guance; il suo viso è diventato gonfio e violaceo. Non riuscendo più a masticare il cibo, poteva sopravvivere solo bevendo porridge di riso liquido.

Una volta, non appena è tornata in cella dal bagno, quattro detenute le hanno afferrato braccia e gambe, l’hanno presa in braccio e l’hanno gettata a terra con forza. Dopo alcune volte, Liang ha sentito dolori lancinanti agli organi interni e alla testa.

Uno di loro le ha detto che avrebbero smesso di torturarla se avresse firmato su un foglio di carta il suo nome, per rinunciare alla Falun Gong. Al suo rifiuto, è stata messa su uno sgabello speciale con una sporgenza al centro del sedile, è stata spinta con forza e ha sentito un forte dolore all'ano. Le hanno anche tappato la bocca con un pezzo di stoffa e l'hanno chiusa con del nastro adesivo. Una di loro ha portato una corda e l'ha legata al collo di Liang, minacciando di trascinarla a terra fino a farla morire di dolore. La detenuta di un'altra cella è intervenuta in sua difesa e ha denunciato la tortura a una guardia che, per evitare scenate, l’ha interrotta.

A seguito delle torture, Liang non riusciva più a camminare e doveva essere accompagnata in bagno. Le guardie l'hanno portata in ospedale, dove le hanno diagnosticato gravi fratture alle vertebre lombari. Nonostante le sue condizioni, le guardie l’hanno ammanettata e incatenata al letto dell'ospedale.

Le collaboratrici non hanno dovuto affrontare alcuna conseguenza per aver torturato Liang, e l'aggredivano spontaneamente ogni volta che ne avevano l'occasione. A volte le impedivano intenzionalmente di usare il bagno, di fare la doccia o di dormire.

Una volta una detenuta le ha afferrato i capelli e le ha sbattuto la testa contro la ringhiera del letto, colpendola al volto. Il suo naso ha sanguinato copiosamente, e per asciugarsi ha consumato un intero rotolo di carta igienica.

Un giorno una collaboratrice le ha versato in testa una bottiglia di alcool iodato. Nel giro di pochi giorni, le sono caduti i capelli sulla sommità della testa e il resto della chioma si è decolorato.

Dopo che una detenuta l’ha portata in bagno, presa a calci e picchiata, Liang non è riuscita a dormire per giorni, a causa del dolore provocato dalle ferite. Una volta la collaboratrice, sospettando che si fosse incontrata con un'altra praticante nel bagno, l’ha spinta così forte da farla cadere a terra e non riuscire più a rialzarsi.

Articolo correlato:

Heilongjiang: Donna di settantaquattro anni torturata in prigione