(Minghui.org) Una bibliotecaria dell’Università dell’Hubei è detenuta in un centro per il lavaggio del cervello da febbraio di quest’anno per aver praticato il Falun Gong, una pratica per il benessere di mente e corpo perseguitata dal Partito Comunista Cinese dal luglio 1999.

Zhang Xiaohua, residente di Wuhan, nella provincia dell’Hebei, è stata inizialmente arrestata il 25 novembre dello scorso anno, mentre lei e altri sette ospiti stavano studiando la Faa casa di Hu Aihong, una praticante di oltre 50 anni. Alcune persone che lavoravano nell’Ufficio della comunità locale e nell’ufficio gestione immobili hanno guidato a casa di Hu più di 20 agenti che hanno forzato la porta. La polizia era di diverse agenzie fra cui: l’Ufficio 610 di Wuchang, il Dipartimento di polizia distrettuale di Wuchang, le stazioni di polizia di Xujiapeng, di Yujiatou, di Yangyuan e di Nanhu.

La polizia ha fatto irruzione in casa di Hu senza mostrare alcun mandato di perquisizione e le ha confiscato i libri del Falun Gong, il cellulare, del contante e un ritratto del fondatore della Falun Dafa. Lei e i suoi ospiti sono stati portati alle stazioni di polizia delle rispettive zone di residenza, per essere interrogati.

Zhang e altri cinque ospiti, tutti anziani, sono stati rilasciati la notte dell’arresto. Gli agenti della stazione di polizia di Xujiapeng tuttavia hanno fatto irruzione in casa sua prima del Capodanno cinese (10 febbraio 2024) e l’hanno riportata in custodia. L’hanno rinchiusa nel centro per il lavaggio del cervello di Wuhan, dove è ancora detenuta.

Questa non è la prima volta che Zhang viene prese di mira per la sua fede. Era stata già arrestata più volte e rinchiusa in vari centri per il lavaggio del cervello. Il tribunale distrettuale di Caidian l’aveva già condannata a tre anni (non si conosce la data esatta), e aveva subito brutali torture nel carcere femminile provinciale dell’Hubei (sito in via Baofeng, a Wuhan). Era stata picchiata selvaggiamente, alimentata forzatamente e privata del sonno. Una volta era stata messa in cella d’isolamento che era insonorizzata e senza finestre. Le guardie la torturavano a piacimento, senza preoccuparsi che le urla potessero essere sentite da altri.

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