(Minghui.org) Liu Jinyu, sessantasette anni della città di Dalian, è stata rilasciata solamente dopo più di un mese dalla diagnosi di cancro al colon ed è morta circa due settimane dopo essere tornata a casa.

Il 21 aprile 2016 si trovava a casa quando più di venti agenti hanno fatto irruzione, facendola svenire terrorizzata. La polizia aveva poi proceduto a saccheggiare l'abitazione e successivamente l'aveva fatta salire sull'auto di pattuglia.

La donna era stata presa di mira perché si era rifiutata di rinunciare al Falun Gong, una disciplina spirituale perseguitata dal regime comunista cinese.

Suo marito e suo figlio con la fidanzata, i quali non praticano il Falun Gong, erano stati arrestati nello stesso momento e portati alla stazione di polizia locale, le guardie aveva poi brutalmente picchiato il figlio perché si era rifiutato di maledire il fondatore del Falun Gong.

In seguito Liu era stata portata nel centro di detenzione di Dalian, mentre i suoi familiari erano stati rilasciati poche ore dopo l'arresto.

La praticante era una donna in buona salute, ma a causa dei continui maltrattamenti subiti nel centro di detenzione aveva iniziato ad avere la pressione alta e in diverse circostanze era svenuta.

Il 21 ottobre 2016 era apparsa in tribunale e diversi agenti avevano permesso solo al figlio di assistere all’udienza. Alla fine del processo era stata condannata a tre anni e tre mesi da scontare nella prigione femminile della provincia del Liaoning.

Una volta, durante un incontro con la famiglia, si era lamentata di come in prigione veniva maltrattata, affermando: “Il cibo puzza e odora di farmaci, ho sporcato i miei pantaloni molte volte perché le guardie non mi permettono di usare il bagno e il capo della mia cella mi picchia continuamente”.

Gradualmente aveva perso l'appetito, e nonostante la sua salute fosse peggiorata gravemente le guardie non avevano mai chiesto l’assistenza medica.

Solo nel 23 febbraio 2018, quando oramai le sue condizioni fisiche erano diventate disperate, avevano deciso di portarla all'ospedale della prigione, dove le era stato diagnosticato un cancro al colon in stadio avanzato.

A quel punto una guardia aveva chiamato suo figlio per chiedergli il pagamento delle spese mediche; lui preoccupato si era precipitato in ospedale e aveva trovato sua madre a letto con i piedi incatenati e sei guardie che la sorvegliavano costantemente. L'uomo aveva implorato gli agenti di slegarla quando chiedeva di andare in bagno, ma poiché si erano rifiutati, la praticante era stata costretta a farsi i bisogni addosso.

Il figlio, non dandosi pace, aveva consultato altri medici di diversi ospedali che purtroppo gli avevano detto che oramai era troppo tardi: le condizioni della madre erano molto gravi e non avrebbe più reagito a nessun’altra cura alternativa. L'uomo aveva infine presentato una richiesta di rilascio, ma le guardie l’avevano ignorata.

Liu aveva continuato a peggiorare e finalmente, all'inizio di aprile 2018, la prigione aveva concesso il rilascio per ragioni mediche.

Il 15 aprile 2018, dopo circa due settimana dal suo ritorno a casa, Liu è deceduta.