(Minghui.org) Secondo le informazioni raccolte da Minghui, tra febbraio e marzo di quest’anno, trentatré praticanti del Falun Gong sono stati condannati per aver sostenuto la loro fede, mentre gran parte della Cina era in isolamento e la maggior parte dei tribunali erano stati chiusi per l'epidemia di coronavirus.

A gennaio altri trentotto praticanti erano già stati condannati al carcere per la loro fede, così il totale nel primo trimestre dell'anno sale a settantuno (scarica l'elenco completo).

Gli ultimi trentatré condannati provengono da tredici diverse province e regioni. Le province di Hebei e Shandong contano il maggior numero, ciascuna con cinque casi, seguite da Henan, Jilin e Zhejiang con quattro casi a testa. A Tianjin ne sono stati condannati tre, mentre un unico praticante in ognuna delle restanti regioni; Pechino, Shanghai, Anhui, Heilongjiang, Jiangsu, Liaoning e Shanxi.

A tre di questi è stata concessa la libertà vigilata, ma resta da indagare la durata della detenzione di un praticante settantacinquenne. Le restanti venticinque pene detentive variano da sette mesi a nove anni, con una media di 2,9 anni; ventuno praticanti sono stati condannati fino a quattro anni, gli altri otto hanno ricevuto pesanti condanne tra sette e nove anni di carcere.

Il 12 marzo Huang Qingdeng, un uomo di ottantadue anni della città di Leqing, nello Zhejiang, è stato condannato a sette anni. Zhu Tonggui, della città di Linyi, nello Shandong è stato segretamente condannato ad altri nove anni, dopo aver passato quasi due anni in cella d’isolamento.

Un giudice del Tribunale di Jilin ha minacciato Sun Yuying, una donna di sessantasei anni, dopo che era stata condannata a tre anni, dicendole che se non avesse firmato le tre dichiarazioni di rinuncia al Falun Gong preparata dal tribunale, avrebbe aumentato la sua pena a cinque o sette anni, con un'ulteriore multa di 50.000 yuan (circa 6.500 euro).

Secondo un avvocato cinese, molte, se non tutte le procure così come i tribunali, sono rimaste chiuse durante l'epidemia. Molti casi ordinari sono stati rinviati, ma quelli nei confronti di cittadini che hanno divulgato le informazioni sull'epidemia, oppure i casi dei praticanti del Falun Gong e di altri dissidenti sono stati esaminati.

A marzo il Procuratore distrettuale di Hanyang a Wuhan, ha incriminato Zou Shuangwu, settantunenne, e Wu Guiju, cinquantunenne, e ha inoltrato i loro casi al tribunale del distretto di Hanyang. Entrambi le praticanti erano state arrestate l'anno scorso e detenute nel centro di detenzione n.1 di Wuhan.

Oltre alle precedenti condanne e alle accuse ingiuste, ai praticanti sono stati prolungati i termini di detenzione, negate le cure mediche e il colloquio con le famiglie.

Le prigioni di Wuhan si rifiutano di rilasciare i praticanti del Falun Gong dopo la scadenza dei termini

A Wuhan, epicentro dell'epidemia, le autorità hanno rifiutato di rilasciare due praticanti del Falun Gong, anche dopo la scadenza delle loro pene detentive.

Cai Rufen, condannata a tre anni, doveva essere rilasciata il 21 febbraio, mentre Cheng Youjin, a cui sono stati dati quattro anni e mezzo, sarebbe dovuto uscire il 26 febbraio.

È passato più di un mese, ma le loro famiglie non sanno ancora dove essi si trovino.

La famiglia di Cai ha riferito che a febbraio è stata contattata dai funzionari della prigione femminile di Wuhan, per far sapere che la donna sarebbe stata trasferita all'ospedale popolare di Xinzhou, e che in seguito avrebbe alloggiato in un hotel per la quarantena. Ma da quel momento le autorità non hanno più fornito loro alcuna informazione e la famiglia non sa dove si trovi la loro cara.

La famiglia di Cheng è stata contattata dai funzionari della prigione di Fanjiatai, ed è stata informata che il praticante è stato messo in quarantena a causa dell'epidemia, ma non hanno riferito il luogo e la durata dell’isolamento.

Contrariamente alle misure prese dalle autorità per i due praticanti, ad una detenuta è stato dato il permesso di poter fare rientro a casa, nonostante presentasse i sintomi di un’influenza. La donna è stata rilasciata il 18 febbraio, dopo aver scontato una pena di dieci anni nella prigione di Wuhan per aver intascato delle tangenti. Malgrado il blocco della città, alla sua famiglia è stato permesso di portarla a Pechino. Due giorni dopo il rientro, è risultata positiva al coronavirus ed è poi stata condotta in un centro di quarantena locale.

È stato riferito che dal mese di gennaio, nella prigione femminile di Wuhan, centinaia di agenti hanno contratto il coronavirus e, a febbraio, le autorità cinesi hanno trasferito nel carcere parte degli ufficiali di Hunan, di Guangdong, di Guizhou e di Chongqing. Tuttavia, a metà marzo, hanno mobilitato altri funzionari della prigione femminile di Guangdong e della prigione femminile di Fujian per fronteggiare la difficile situazione nella prigione di Wuhan.

Gli agenti che lavoravano al suo interno indossavano tutti abiti e occhiali protettivi, ma gli sono stati confiscati i cellulari. È probabile che le autorità volessero impedire la fuga di notizie.

Negate le visite familiari, sospese le telefonate e la libertà vigilata

Il 23 gennaio le prigioni di Wuhan hanno sospeso tutte le visite, e tre giorni dopo, anche l'ufficio di amministrazione delle carceri di Liaoning ha interrotto i colloqui.

Secondo una guardia carceraria di Liaoning, dal 9 febbraio, nella prigione hanno iniziato ad avere carenza di cibo e di forniture. Inoltre le autorità non solo hanno vietato tutte le visite ai detenuti, ma hanno anche negato le telefonate mensili alle famiglie, salvo approvazione dalla direzione, poiché a nessun detenuto è permesso avere contatti con l’esterno.

La famiglia di Lan Lihua, una donna di quarantotto anni, residente a Shenyang, nel Liaoning, ha comunicato a Minghui che nonostante Lan abbia un carcinoma mammario metastatico in fase avanzata, le autorità della prigione femminile di Liaoning, continuano a negarle la libertà vigilata perché si rifiuta di rinunciare al Falun Gong. Inoltre stanno negando ai suoi parenti il permesso di farle visita, a causa dell'epidemia di coronavirus.

A Xiao Xiangyu, residente a Anguo, nell’Hebei, le guardie del carcere di Baoding hanno negato le visite dei parenti e si sono rifiutati di ritirare i vestiti che la sua famiglia gli aveva inviato. Alla sua famiglia è stato proibito di assumere un avvocato durante la fase dell'epidemia, dicendo che non avrebbero permesso nemmeno al legale di fargli visita.

A metà gennaio di quest’anno le autorità di Jilin hanno incarcerato Xu Jingchao, un praticante ottantacinquenne, dopo che il 23 gennaio dello scorso anno era stato condannato a due anni e mezzo di carceretre anni di libertà vigilata. Il verdetto di Xu non gli imponeva di scontare la pena in prigione, ma la polizia ha sostenuto che l’uomo aveva violato la libertà vigilata, dopo essere stato nuovamente arrestato il 2 dicembre per aver distribuito materiale del Falun Gong. Gli ufficiali hanno rifiutato di rivelare alla sua famiglia dove è detenuto attualmente.

Detenzione durante l'epidemia

Nonostante il diffondersi dell’epidemia nelle affollate prigioni e nei centri di detenzione della Cina, le autorità hanno continuato a tenere in custodia i praticanti del Falun Gong, anche se i loro casi erano stati respinti dal Procuratore.

Nel centro di detenzione di Siping, nella provincia di Jilin, sono detenuti quindici praticanti dal 15 agosto scorso, nonostante il Procuratore di Lishu abbia restituito i loro casi alla polizia più volte, con l'ultimo ritorno del 15 marzo, quest’ultima si rifiuta ancora di rilasciarli, e sta anche impedendo ai loro avvocati di fargli visita.

Questi quindici praticanti sono stati presi di mira durante un arresto di gruppo di trentaquattro persone, e anche se più della metà sono stati rilasciati successivamente, loro continuano a rimanere in carcere. Sette dei quindici praticanti fanno parte della stessa famiglia.

Nan Tianju, residente a Wuhan, nell’Hubei, è stata arrestata l'11 agosto scorso, per aver chiarito la verità sul Falun Gong. Da allora è detenuta nella prigione di Erzhigou. Il Procuratore di Xinzhou ha restituito il caso agli agenti per insufficienza di prove a dicembre scorso.

Quando la sua famiglia si è recata alla stazione di polizia di Hengdian per chiedere chiarimenti sul caso, i responsabili si sono rifiutati di fornire qualsiasi tipo di informazione e hanno negato la propria responsabilità.

Alla praticante Liu Huirong, residente a Wugong, nello Shaanxi, dal giorno del suo arresto, avvenuto il 26 agosto scorso, le sono state negate le visite dei famigliari. È stata incriminata il 20 gennaio di quest’anno e originariamente doveva presentarsi davanti alla Corte di Qindu a febbraio, ma a causa dell'epidemia, il giudice ha rinviato l'udienza.

La sua famiglia ha affermato di aver ripetutamente richiesto di farle visita dopo ogni fase del procedimento giudiziario, ma la polizia, il centro di detenzione ed il tribunale, hanno sempre cercato scappatoie. Il blocco dell'epidemia è ora diventata un'altra scusa per le autorità, per respingere ancora le richieste di visita.

Casi di condanna immediata

Di seguito vengono riportati alcuni casi di condanna immediata nei mesi di febbraio e marzo 2020.

Shandong: Uomo segretamente condannato per la sua fede

Al termine di un processo segreto che si è svolto a marzo di quest’anno, il quarantacinquenne Zhu Tonggui è stato condannato a nove anni, dopo quasi due anni di detenzione in isolamento.

il 23 maggio 2018, Tonggui, residente a Shandong, è stato arrestato insieme a suo fratello maggiore Zhu Tongchao. La loro madre novantenne è stata così traumatizzata dai violenti arresti dei suoi figli, che si è ammalata.

I fratelli sono stati sottoposti a interrogatorio presso la stazione di polizia locale, dopodiché gli agenti gli hanno prelevato con la forza dei campioni di sangue e gli hanno fatto delle foto.

Il 25 maggio i due praticanti sono stati trasferiti nel centro di detenzione di Linyi. Le guardie hanno picchiato Tonggui e lo hanno ammanettato e incatenato in una posizione che non gli permetteva di stare dritto in piedi.

Suo fratello maggiore è stato successivamente rilasciato su cauzione, mentre Tonggui è stato trasferito in un centro di lavaggio del cervello, dove in un'occasione è stato anche privato del sonno per tre giorni.

Il 27 luglio quando la famiglia e il suo avvocato sono andati a fargli visita in carcere, Su Wei, il capo del centro di lavaggio del cervello, ha minacciato e colpito il legale.

Negli ultimi ventun anni Zhu Tonggui è stato costretto a vivere lontano da casa per evitare la persecuzione. Le autorità hanno trattenuto il suo documento di identità, così da impedirgli di trovare un lavoro. La polizia ha anche molestato costantemente la sua anziana madre, causandole un grave disturbo mentale.

Una donna di settantasei anni condannata ad una pena detentiva di due anni e mezzo per non aver rinunciato alla sua fede

Ma Shufen, un'insegnante in pensione di settantasei anni, è stata recentemente condannata a due anni e mezzo di carcere.

Il 4 dicembre 2018 la praticante è stata portata via da casa sua durante un arresto di gruppo a Tianjin. Prima dell’arresto era stata molestata diverse volte dagli agenti di Xincun e dai membri del personale del comitato locale, chiedendole costantemente se ancora praticava il Falun Gong.

Ma Shufen è stata incriminata a settembre dello scorso anno. I funzionari del tribunale hanno dichiarato che, vista l’età avanzata, avrebbero potuto concederle una pena più clemente, a condizione che la donna rinunciasse alla sua fede. In caso contrario, le avrebbero emesso una pena più pesante. La praticante si è rifiutata ed è stata incarcerata.

Jilin: Giudice minaccia l’aumento della pena, donna si rifiuta di rinunciare alla fede nel Falun Gong

Alla fine di febbraio scorso Sun Yuying è stata condannata a tre anni di prigione dal giudice Li Zhongcheng, a causa della sua fede nel Falun Gong.

Il giudice le ha ordinato di presentarsi nel tribunale locale per firmare le tre dichiarazioni di rinuncia al Falun Gong. Al telefono le ha detto: «Se firmi una dichiarazione, ridurrò il tuo mandato di un anno, se firmi due dichiarazioni, ti darò due anni in meno, mentre, se le firmi tutte e tre, verrai assolta. Ma se non firmi nessuna di queste, aumenterò la tua pena a cinque o sette anni e, verrai anche multata di 50.000 yuan (circa 6.500 euro)»

Il giudice Li Zhongcheng si è anche vantato di aver condannato la sorella minore di Yuying, Sun Yingjun, a tre anni e due mesi per la sua fede nel Falun Gong. Sun Yingjun, che sta scontando la pena nella prigione femminile di Jilin, ha avuto un declino della sua salute, solo dopo poche settimane dalla sua incarcerazione avvenuta alla fine dell’anno scorso.

Sun Yuying, sessantaseienne, residente a Jilin, è stata arrestata il 16 maggio scorso per aver divulgato informazioni sul Falun Gong, insieme a lei è stata arrestata un'altra praticante, Li Shuping, di circa sessant’anni.

A luglio, dopo il suo arresto, Sun Yuying ha avuto problemi cardiaci ed è stata portata in ospedale. Successivamente è stata rilasciata su cauzione dopo che la sua famiglia ha pagato alla polizia 2.000 yuan (circa 260 euro) e le è stato ordinato di presentarsi ogni settimana presso la stazione di polizia.

Mentre Li Shuping è tuttora rinchiusa nel centro di detenzione di Jilin.

Il 31 dicembre scorso la polizia ha condotto Sun presso il tribunale di Chuanying. Il giudice Li le ha ordinato di firmare le tre dichiarazioni di rinuncia al Falun Gong. La donna ha detto di non aver fatto nulla di male e, invece di firmare qualsiasi dichiarazione, ha scritto: «La Falun Dafa è buona, la Falun Dafa è una pratica giusta», per questo il giudice si è infuriato e ha estorto 20.000 yuan (circa 2600 euro) alla sua famiglia.

Due mesi dopo, il giudice Li ha condannato Sun a tre anni di prigione senza condurre un processo. Ora sta scontando l’estensione della sua condanna in prigione, per aver rifiutato di firmare le dichiarazioni.

Sun Yuying e sua sorella, dato che praticano il Falun Gong, sono state ripetutamente arrestate, detenute e le loro case sono state più volte saccheggiate negli ultimi due decenni. A causa della persecuzione le due donne e le loro famiglie vivono in uno stato di angoscia costante.

Coppia di coniugi della provincia di Henan condannata per la loro fede

Dong Tianfu, sessantaseienne, e sua moglie, Zhao Song, sessantaquattrenne, residenti a Yuzhou, nell’Henan, sono stati arrestati nella loro casa il 12 ottobre 2018. I loro computer, la stampante e i libri del Falun Gong sono stati confiscati.

Entrambi sono stati messi in stato di detenzione criminale subito dopo l’arresto. Dong è stato condotto nel centro di detenzione di Yuzhou e Zhao nel centro di detenzione di Xuchang.

Il procuratore distrettuale di Weidu li ha incriminati il 3 settembre scorso, con l'accusa di "minare l’applicazione della legge", un pretesto standard usato contro i praticanti del Falun Gong.

La coppia è comparsa due volte in tribunale, prima il 17 settembre e poi l'8 novembre scorso.

Il giudice ha recentemente emesso i verdetti contro di loro: Dong è stato condannato a due anni con due anni di libertà vigilata ed è stato multato di 5.000 yuan (circa 650 euro), Zhao è stata condannata a un anno e mezzo con due anni di libertà vigilata, più un’ammenda di 4.000 yuan (circa 520 euro).

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