(Minghui.org) Il 2 luglio scorso una residente della città di Harbin, nella provincia dell'Heilongjiang, è stata processata per aver praticato il Falun Gong, una disciplina spirituale e di meditazione che viene perseguitata dal regime comunista cinese dal 1999. Né l'avvocato di Wei Shujie, né la sua famiglia sono stati informati dell'udienza. La donna, condannata a quattro anni di prigione, ha ricorso in appello contro il verdetto.

Il 25 febbraio 2020 Wei è stata arrestata, dopo essere stata denunciata per aver distribuito materiale informativo sul Falun Gong. Dopo tre giorni trascorsi alla stazione di polizia, è stata portata in un centro di detenzione, ma le è stato negato il ricovero a causa di un focolaio di Covid-19. La polizia l'ha quindi rilasciata su cauzione.

Sei mesi dopo la polizia le ha rinnovato la cauzione per un altro anno. Poiché la donna si è rifiutata di firmare i documenti, frequentemente gli agenti controllavano i suoi movimenti e a volte chiamavano il marito per sapere se fosse rimasta a casa.

Il 22 settembre 2020, al ritorno dalla spesa, Wei è stata arrestata e portata al Centro di detenzione nº2 della città di Harbin. La sua famiglia ha assunto un avvocato e ha anche cercato di usare le proprie conoscenze per salvarla, ma le autorità si sono rifiutate di rilasciarla, con la scusa che non aveva "ammesso il suo errore".

Nel mese di agosto dell'anno scorso, poiché la donna ha praticato gli esercizi del Falun Gong, è stata picchiata più volte dai detenuti.

Il 5 settembre successivo il tribunale del distretto di Daowai ha tenuto un'udienza virtuale sul suo caso. Il giudice, Chen Fengyan, ha rinviato la seduta quando lei e il suo avvocato hanno chiesto insistentemente che si tenesse in presenza.

Il 2 luglio di quest'anno il giudice non ha informato né l'avvocato, né la famiglia della seconda udienza. Wei ha assistito in videoconferenza nel centro di detenzione. Alla fine della seduta è stata condannata a quattro anni di prigione.