(Minghui.org) Per costringere le praticanti del Falun Gong incarcerate a rinunciare alla loro fede, le guardie del carcere femminile della provincia dell’Heilongjiang hanno selezionato detenute spietate per torturare le praticanti con tutti i mezzi possibili.

I metodi di tortura utilizzati nella prigione includono violente percosse, il letto della morte (noto anche come letto di stiramento, con la vittima legata al letto in posizione di aquila aperta), scosse elettriche, sospensione in aria con manette, alimentazione forzata e somministrazione involontaria di farmaci.

A dicembre 2021 almeno trentuno praticanti sono morte a causa delle torture subite nel carcere con il 90% delle detenute che ha riportato lesioni permanenti e continua a soffrire degli effetti a lungo termine anche dopo il rilascio.

Per istigare le detenute a torturare ancora più duramente le praticanti, le guardie davano alle detenute degli snack come lo yogurt. Le guardie hanno anche negato alle praticanti di usare il bagno tra le 19:30 e le 22:00, minacciando di costringere tutte a pulire il bagno se una di loro avesse infranto la regola. Una volta una praticante di ottant’anni si è messa a piangere quando le è stato negato l'accesso alla toilette, ma le guardie hanno continuato a essere dure e le hanno ordinato di farsela nei pantaloni.

Di seguito sono riportati alcuni recenti casi di morte dovuti alle torture subite in prigione, poco prima o poco dopo il loro rilascio.

Madre di due figli picchiata a morte mentre scontava la pena per la sua fede

La signora Yang Lihua, di quarantatré anni, residente nella città di Heihe, nella provincia dell’Heilongjiang, è stata picchiata a morte dalle detenute mentre scontava una pena di tre anni per la sua fede nel Falun Gong. Le sopravvivono il marito e i due figli adolescenti.

Yang Lihua

Yang è stata arrestata il 17 novembre 2017 e condannata a tre anni dal tribunale della contea di Sunwu il 26 dicembre 2017. Poiché si è rifiutata di svolgere il lavoro non retribuito nel carcere femminile dell’Heilongjiang, le detenute le hanno calpestato il viso e l’hanno picchiata. Anche se la donna era in punto di morte, il capo dell’ottavo distretto l’ha accusata di fingere.

Il 5 novembre 2019 la famiglia di Yang è stata informata dal carcere che la donna era in condizioni critiche a causa di una malattia. Quando il marito, il fratello e la cognata si sono precipitati in ospedale, la donna era già morta.

I familiari hanno chiesto di vedere la sua cartella clinica. Una guardia carceraria ha mostrato i documenti senza permettere loro di leggere i dettagli. Quando hanno chiesto perché il suo corpo fosse coperto di lividi, la guardia carceraria ha affermato che si trattava di livor mortis.

La famiglia di Yang ha chiesto un’autopsia, ma le autorità carcerarie hanno risposto che dovevano chiedere il permesso e che ci sarebbero voluti mesi prima che le autorità superiori l’approvassero.

Alla fine le autorità carcerarie hanno intimidito la famiglia affinché firmasse un modulo di consenso per la cremazione del corpo. I suoi cari hanno riportato a casa le sue ceneri il 9 novembre.

Picchiata quotidianamente durante i cinque anni di carcere, donna muore un anno dopo il rilascio

Dopo aver subito molteplici arresti, lavori forzati intensi, carcere e torture per la sua fede nel Falun Gong, la signora Li Guiyue, residente nella contea di Yilan, nella provincia dell’Heilongjiang, è morta il 6 agosto 2021. Aveva cinquantadue anni.

La signora Li Guiyue in giovane età

Li Guiyue dopo aver subito le persecuzioni

Nel 2000 Li si è recata due volte a Pechino per rivendicare il suo diritto alla libertà di credo. È stata arrestata, picchiata e sottoposta a un anno di lavori forzati.

Nel maggio 2015 Li è stata arrestata per aver distribuito volantini informativi sul Falun Gong e condannata a cinque anni di carcere. Nella prigione femminile dell’Heilongjiang è stata picchiata regolarmente, costretta a sedersi su un piccolo sgabello per lunghi periodi di tempo, insultata e maltrattata verbalmente ogni giorno.

Quando è stata rilasciata il 16 maggio 2020, la donna era emaciata e quasi irriconoscibile. Soffriva di dolori corporei, debolezza muscolare, sonnolenza e mancanza di appetito.

Dopo essere stata rilasciata dal carcere, per un anno, a volte si svegliava improvvisamente nel cuore della notte tremando di paura e borbottando tra sé e sé. A volte si rifiutava di mangiare con la famiglia, ma portava la sua ciotola in disparte, si accovacciava a terra e mangiava in silenzio con la testa abbassata. Spesso diceva: "Mi picchiano ogni giorno! Mi picchiano ogni giorno!". Spaventata e nervosa, si guardava continuamente intorno e i suoi occhi erano pieni di paura e tristezza. La sua famiglia sospettava che le fossero state somministrate droghe sconosciute durante la detenzione, causando danni irreparabili alla sua salute fisica e mentale.

Dopo aver lottato per un anno con una salute cagionevole, Li è deceduta il 6 agosto 2021. Aveva cinquantadue anni.

Donna muore in carcere due giorni prima del previsto rilascio

Su Yunxia è morta in carcere, due giorni prima della scadenza della sua pena di cinque anni per aver praticato il Falun Gong.

Su, della città di Harbin, nella provincia dell’Heilongjiang, è stata arrestata il 7 settembre 2016 dopo essere stata denunciata per aver parlato del Falun Gong alla gente per strada. Il marito, costretto a letto, si è recato alla stazione di polizia su una sedia a rotelle con l'aiuto della nipote della donna per chiederne il rilascio, ma è stato bloccato all'esterno.

Il 31 marzo 2017 il tribunale del distretto di Daowai l'ha condannata a una pena detentiva di cinque anni e a una multa di 10.000 yuan (circa 1.360 euro).

Su sarebbe dovuta uscire dal carcere femminile il 6 settembre dell’anno scorso, ma è stata picchiata a morte due giorni prima di poter tornare a casa per riunirsi alla sua famiglia. Aveva sessantasette anni.

Secondo un informatore, le detenute hanno picchiato la donna il 4 settembre, perché si era rifiutata di rinunciare al Falun Gong. Per lo stesso motivo, la prigione si è rifiutata di darle l'avviso di rilascio.

Dopo averla picchiata a morte, le guardie hanno coperto il suo corpo con un panno bianco e l’hanno tenuto nel corridoio dell'ottavo reparto. Le detenute erano molto spaventate e non osavano uscire dalle celle per andare in bagno la sera.

Donna di sessantanove anni muore cinque mesi dopo il rilascio dal carcere

Una residente della città di Sanhe, nella provincia dell’Hebei, è deceduta il 31 ottobre dello scorso anno, cinque mesi dopo essere stata rilasciata da una condanna a tre anni per aver praticato il Falun Gong. Liu Yaqin aveva sessantanove anni.

Liu è stata condannata due volte, per un totale di sette anni. È stata picchiata e costretta a sedersi su un piccolo sgabello per lunghi periodi di tempo, oltre a molte altre forme di tortura fisica.

La praticante è stata arrestata il 28 aprile 2002 e successivamente condannata a quattro anni. Quando è stata portata nel carcere femminile dell’Heilongjiang, nell’ottobre 2002, durante l’esame fisico le è stata riscontrata la tubercolosi, ma le guardie del centro di detenzione l’hanno incarcerata ugualmente.

L’hanno spogliata e le hanno tagliato i capelli per umiliarla. Lei e le altre detenute appena recluse sono state poi inviate nella squadra di addestramento. Ogni giorno dovevano mettersi in fila per lavarsi il viso e usare il bagno.Erano costrette a stare sedute e accovacciate per tutto il giorno. Quando Liu non riusciva ad accovacciarsi, veniva colpita con forza alle gambe dal capitano della squadra e ammanettata a un tubo del riscaldamento. È stata anche maltrattata da una detenuta criminale, istigata dalle guardie carcerarie.

Quando Liu e le altre praticanti si sono rifiutate di eseguire i lavori forzati, sono state costrette a sedersi per lunghi periodi di tempo su piccoli sgabelli e torturate.

Le praticanti non solo sono state congelate, ma anche affamate per tutto il giorno. Gli inverni sono molto freddi ad Harbin. Una mattina del novembre 2003 il vento gelido fischiava e ruggiva da nord. Liu e decine di altre praticanti sono state costrette a rimanere all'aperto indossando abiti leggeri e a stare con la faccia contro il muro fino al buio. Liu è stata congelata per sei giorni di fila e un’altra praticante è stata sottoposta a questa tortura per otto giorni.

La donna e diverse altre praticanti hanno subito vari tipi di tortura dal 28 luglio al novembre 2004. Durante il giorno venivano ammanettate dietro la schiena e appese per le manette alla sponda superiore dei letti a castello. Di notte le guardie avvolgevano le braccia intorno alla ringhiera dei letti a castello inferiori e le tenevano ancora ammanettate.

Rievocazione della tortura: ammanettata alla ringhiera superiore di un letto a castello

Rievocazione della tortura: ammanettata intorno alla ringhiera del letto a castello inferiore

Un giorno, al ritorno dal lavoro di gruppo, Liu e alcune praticanti si sono rifiutate di indossare le uniformi e le targhette della prigione. Sono state ammanettate da dietro, con una mano in alto e una in basso, e sospese in aria per le manette. La tortura ha causato alle praticanti un dolore estremo e un gonfiore alle braccia. Alcune non hanno retto al dolore e sono quasi svenute.

Rievocazione della tortura: ammanettata da dietro e appesa

Durante questi quattro mesi Liu è stata chiusa in una cella di isolamento per due settimane. È stata ammanettata e costretta a sedersi ogni giorno sul pavimento freddo. È stata anche insultata con parole scurrili da due detenute. Le finestre della cella di isolamento sono state coperte con dei giornali, in modo che le persecuzioni non fossero visibili dall'esterno.

Liu è stata anche privata del sonno per un periodo di tempo. Quando si è addormentata, le guardie carcerarie le hanno versato dell'acqua sul viso. È stata anche ammanettata da dietro nella lavanderia e costretta a stare in piedi vicino al muro per tutto il giorno. Una detenuta ha versato secchi d'acqua sul pavimento per rendere la stanza più umida e fredda.

La donna è stata nuovamente arrestata il 22 luglio 2018 e condannata a tre anni nel carcere femminile dell’Heilongjiang. Appena arrivata è stata inserita nel "gruppo di trasformazione". Per costringerla a rinunciare al Falun Gong, cinque detenute sono state incaricate di torturarla.

Quando Liu si è rifiutata di scrivere una dichiarazione di rinuncia al Falun Gong, le detenute l'hanno costretta a stare seduta su un piccolo sgabello con le gambe unite e le mani in grembo fino alle 2:00 del mattino e le spruzzavano addosso dell'acqua ogni volta che chiudeva gli occhi. La svegliavano poi intorno alle 4:30 e le limitavano anche il cibo e l'uso del bagno. Le torture sono durate oltre cinquanta giorni.

Rievocazione della tortura: seduta su un piccolo sgabello per lunghi periodi di tempo

Il 17 gennaio dello scorso anno, per aver confortato una praticante di settantasei anni dopo che era stata torturata, Liu è stata colpita con pugni e schiaffi in faccia, proprio sotto la telecamera di sorveglianza. Quando la guardia Tao Shuping se n'è accorta, ha sorriso alla detenuta Yang Xu e le ha chiesto di picchiare la donna nel corridoio, lontano dalle telecamere.

La tortura le ha provocato lividi e forti dolori al petto. Per alzarsi ha dovuto afferrare la scala del letto. Le ci sono voluti più di venti giorni per riprendersi.

Quando è stata rilasciata, Liu era così debole che è morta cinque mesi dopo, il 31 ottobre dell’anno scorso.

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