(Minghui.org) L’8 novembre scorso Li Jun, di 72 anni, residente a Maoming nella provincia del Guangdong, è stato condannato a cinque anni di prigione e multato di 10.000 yuan (circa 1.288 euro) per aver praticato il Falun Gong, una disciplina spirituale e di meditazione che viene perseguitata dal regime comunista cinese dal 1999. l’uomo ha fatto ricorso in appello contro la sentenza e ora è in attesa del risultato.
La mattina dell’8 novembre, quando il suo avvocato è arrivato al tribunale del distretto di Maonan per assistere all’udienza di condanna, l’ufficiale giudiziario non gli ha permesso di portare con sé in aula il cellulare, affermando che si trattava di un regolamento locale. Tuttavia, il funzionario non è stato in grado di fornire alcun documento legale alla richiesta dell’avvocato. Durante il processo, il legale ha notato che il procuratore Cai Linhui aveva con sé il suo telefono.
Quando è stato portato in aula, Li era ammanettato e incatenato. Nonostante la richiesta dell’avvocato di togliergli le manette, il giudice che presiedeva il processo, Tan Wei, si è limitato a ordinare all’ufficiale giudiziario di toglierle, mantenendo le catene. A fronte delle forti proteste dell’avvocato, dopo 10 minuti di stallo il giudice ha acconsentito a togliere le manette.
Il giudice Tan ha terminato rapidamente la lettura del verdetto. Inoltre, al termine del processo ha negato la richiesta dell’avvocato di parlare con il suo cliente. Durante l’udienza di condanna erano presenti i giudici Ke Xuejun e Pan Chuanhua, così come l’assistente del giudice Liu Qiuying e il cancelliere Pan Yanting.
Nel pomeriggio l’avvocato ha incontrato Li nel centro di detenzione, ottenendo la sua firma sul documento di appello e sulla procura per rappresentarlo.
Arresto e incriminazione
Alle 20:00 delllo scorso 14 febbraio, Li aveva appena finito di cenare quando oltre 10 agenti hanno fatto irruzione nel suo appartamento e gli hanno confiscato più di 30 libri del Falun Gong, un computer e 200 yuan (circa 26 euro) stampati con informazioni sul Falun Gong (un modo per aggirare la censura sulle informazioni in Cina). Per alcuni giorni dopo il suo arresto, la polizia ha continuato a fotografare la sua abitazione e a molestare la sua famiglia.
Le tre figlie di Li si sono ripetutamente recate alla stazione di polizia per chiedere il suo rilascio. La polizia ha detto che l’unica condizione per il rilascio era che l’uomo firmasse una dichiarazione di rinuncia al Falun Gong, ma Li si è rifiutato di farlo. La polizia lo ha messo in detenzione penale e si è rifiutata di rilasciarlo dopo la fine della riunione annuale del PCC.
Il 24 marzo scorso la procura distrettuale di Dianbai ha approvato l’arresto e, il 24 maggio, ha trasmesso il suo caso alla procura distrettuale di Maonan, che l’8 giugno lo ha incriminato.
Udienza in tribunale
Il 22 agosto il tribunale distrettuale di Maonan ha tenuto un’udienza del caso di Li presso il Centro di detenzione nº 1 della città di Maoming, dove è detenuto dal suo arresto.
Due delle sue tre figlie sono stati gli unici membri della famiglia autorizzati a partecipare all’udienza, mentre gli altri posti in aula sono stati occupati da persone inviate dal Comitato per gli Affari Politici e Legali locale, un’agenzia extragiudiziaria incaricata di supervisionare la persecuzione del Falun Gong.
Il procuratore Cai ha accusato Li di “aver usato un’organizzazione di culto per minare l’applicazione della legge”, un pretesto standard usato per incastrare e imprigionare i praticanti del Falun Gong. Gli avvocati del signor Li hanno respinto le accuse e hanno sottolineato che nessuna legge in Cina ha mai criminalizzato il Falun Gong o lo ha identificato come una setta. Inoltre, l’esercizio del diritto costituzionale di praticare il Falun Gong da parte di Li non ha danneggiato alcun individuo o la società in generale, tanto meno ha minato l’applicazione della legge.
Secondo l’articolo 2 della legge sulla procedura penale, quest’ultima mira a garantire una punizione accurata e tempestiva dei veri criminali, ma anche a proteggere gli innocenti dall’essere perseguiti ingiustamente. Gli avvocati dell’uomo hanno sostenuto che la polizia e il pubblico ministero non avevano le basi legali per arrestare e incriminare il loro cliente, non riuscendo così a proteggere gli innocenti dall’essere perseguiti ingiustamente.
Cai ha affermato che la figlia maggiore di Li ha “testimoniato” che il padre, talvolta, si recava al mercato locale per distribuire materiale informativo del Falun Gong. La figlia si è indignata, ma non le è stato permesso di dire nulla.
Al termine dell’udienza, la figlia di Li ha subito detto agli avvocati: “Dopo l’arresto di mio padre, la polizia mi ha detto di andare alla stazione per l’interrogatorio. Mi hanno chiesto di firmare la terza pagina di un documento senza mostrarmi il resto. Non ho mai detto o scritto che mio padre si è recato al mercato per distribuire materiale del Falun Gong. Hanno scritto loro stessi la “testimonianza” inventata a mio nome. Che cosa spregevole! Presenterò una denuncia contro di loro!”.
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