(Minghui.org) Chen Shigui, un anziano della città di Chengdu, nella provincia del Sichuan, durante il periodo di detenzione per una pena di sette anni e mezzo dovuta alla pratica del Falun Gong, è stato costretto a prendere farmaci per l'ipertensione. In seguito è diventato estremamente debole, per cui si è rifiutato di assumerne altri. È detenuto in un ospedale della polizia e gli è stata negata la libertà vigilata.
Il 18 settembre scorso la nipote di Shigui, studentessa di un collegio, è stata espulsa dalla scuola dopo aver raccontato alle compagne di stanza il calvario del nonno.
Shigui è stato arrestato il 10 luglio 2019 e il 28 dicembre 2020 è stato condannato a sette anni e mezzo. Nel maggio 2021, dopo che il suo appello è stato respinto, è stato rinchiuso nella Prigione di Jiazhou, da dove chiamava regolarmente i familiari una volta al mese, fino all'inizio dello scorso mese di agosto.
Il 24 agosto scorso Shigui ha finalmente richiamato i suoi familiari e ha raccontato quello che gli era successo; ha detto che il medico del carcere gli ha misurato la pressione arteriosa sistolica, che era a 180 mmHg (la norma è 120 o meno), e lo ha obbligato ad assumere dei farmaci per l'ipertensione, altrimenti avrebbe rischiato un'emorragia cerebrale. Lui ha creduto al medico e ha iniziato a prendere le pastiglie, che però lo fecevano sentire estremamente debole. Aveva un ronzio alla testa, una sensazione di pesantezza, perdita di memoria intermittente e non riusciva a ricordare i nomi delle persone che conosceva.
Il signor Chen ha detto di temere di non riuscire a sopravvivere al periodo di detenzione.
Il giorno successivo Bai Yang, capo della sezione amministrativa del carcere, dopo aver ascoltato la registrazione dell'ultima telefonata con i familiari, li ha chiamati per dire loro che aveva dato istruzioni al medico del carcere di misurare la pressione sanguigna di Shigui più volte. Yang ha detto che la pressione era rimasta persistentemente alta, e che lui aveva smesso di prendere le pastiglie, quindi il mattino seguente avevano programmato di portarlo all'Ospedale generale della polizia giudiziaria della provincia del Sichuan.
Il giorno seguente i familiari di Shigui sono stati avvisati di andarlo a trovare all'Ospedale della polizia il 28 agosto. Durante la visita Chen ha fornito ulteriori dettagli sul suo tormento, ha espresso dubbi sulla precisione del dispositivo per la misurazione della pressione sanguigna utilizzato in carcere e ha detto che mostrava sempre letture anomale. Dopo aver preso il farmaco per una o due settimane, ha sentito dei rumori forti e insopportabili nella testa, che era molto pesante, e il collo era talmente rigido che non riusciva a girarlo. Aveva la sensazione che tutti i suoi organi stessero cedendo e quindi si è rifiutato di prendere ulteriori pastiglie. Il medico del carcere è andato su tutte le furie e ha ordinato alle guardie di fargli ingoiare le pillole, ma lui con decisione si è rifiutato.
Inoltre, Shigui ha raccontato che la maggior parte dei suoi denti erano diventati cariati e deboli, con solo due utilizzabili, il che rendeva estremamente difficile masticare il cibo. La cucina della prigione era molto scadente e mancava di nutrimento. Nonostante ciò, era costretto a fare lavori forzati e gli erano stati concessi solo due giorni di riposo.
Il signor Chen ha chiesto ai suoi familiari di consultare un avvocato per farlo uscire dal carcere. Il 29 agosto, la figlia e la nipote si sono recate in carcere per chiedere il rilascio con la condizionale, ma Bai ha detto che Shigui non aveva firmato le tre dichiarazioni, richieste ai praticanti del Falun Gong per rinunciare e denunciare la propria fede, inoltre l'ospedale non aveva emesso un avviso di condizioni critiche, quindi lui non aveva diritto alla libertà vigilata.
Nipote espulsa dalla scuola
La nipote di Shigui, Hou Tianran, frequenta il collegio della Scuola ferroviaria di salute di Chengdu (una scuola superiore professionale). Quando le compagne di stanza le hanno chiesto il motivo della sua tristezza, ha raccontato dell'incarcerazione del nonno, inoltre ha raccontato che quando aveva solo 10 anni lui era stato arrestato davanti a lei.
Una delle compagne di stanza ha raccontato tutto alla loro insegnante di classe, Chen Zhujiao (non parente del signor Chen). La professoressa ha convocato Hou nel suo ufficio e ha finto di essere interessata a saperne di più sul Falun Gong. Le ha chiesto se avesse dei libri sulla pratica e l'adolescente le ha inviato una versione elettronica dello Zhuan Falun, il testo principale del Falun Gong, insieme ad alcune foto del nonno in prigione.
Due giorni dopo Feng Boyang, vice preside, ha convocato Hou nel suo ufficio e le ha ordinato di “abbandonare volontariamente la scuola”. Il 18 settembre scorso ha quindi incaricato Chen Zhujiao e altri tre insegnanti di accompagnarla a casa.
La madre di Tianran ha inviato una lettera alla scuola, dicendo che era illegale espellere la figlia per la fede del nonno, peraltro mai criminalizzata in Cina. I dirigenti scolastici hanno parlato con la madre e hanno chiesto all'insegnante Chen di comunicare a Tianran che prima di poter ritornare a scuola doveva presentarsi alla Stazione di polizia di Sandaoyan per la registrazione del caso.
La madre non l’ha portata alla stazione di polizia, ma l’ha condotta all'ingresso della scuola, tuttavia l'insegnante Chen le ha portate alla stazione di polizia contro la loro volontà. L'istruttore Huang Deshou ha insistito affinché Tianran “lasciasse la scuola”. Il vice capo Pan Jicheng ha accusato madre e figlia di non mostrare gratitudine al Partito Comunista Cinese che “ha dato loro tutto”.
Quando l'insegnante Chen ha rimproverato la madre di Tianran di essere senza lavoro, la figlia ha risposto che si occupava a tempo pieno di sua madre, costretta a fare la dialisi tre volte a settimana.
Pan ha ordinato alla madre di Tianran di accompagnarla a casa, in attesa di sapere se e quando le sarebbe stato permesso di tornare a scuola. In seguito ha appreso che l'insegnante Chen ha portato anche le sue quattro compagne di stanza alla stazione di polizia per testimoniare.
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