(Minghui.org) Il 26 ottobre scorso, una donna di 49 anni residente a Zhuzhou, nella provincia dell’Hunan, è diventata estremamente fragile dopo essere stata rinchiusa nella prigione femminile locale, della capitale Changsha, per scontare tre anni di carcere a causa della sua fede nel Falun Gong, una pratica per il benessere del corpo e della mente che è perseguitata dal Partito Comunista Cinese dal luglio 1999.

I familiari di Yu Yingzhu si sono recati più volte in prigione, ma non hanno mai potuto farle visita e le guardie non prendevano nemmeno i vestiti che le portavano. Inoltre, non è stato permesso loro di chiamarla o di vederla virtualmente. I familiari hanno appreso solo di recente, grazie a un informatore, che la donna è stata rinchiusa nella Divisione di alta sicurezza fin dal suo ingresso in carcere, sottoposta a un incessante lavaggio del cervello e a brutali torture per costringerla a rinunciare al Falun Gong.

Chi ha avuto modo di conoscerla ha rivelato che Yu è diventata estremamente fragile e potrebbe morire da un momento all’altro. Non è chiaro se la sua fragilità sia dovuta a lesioni fisiche o a problemi di salute. I familiari sono estremamente preoccupati per la sua sicurezza e il suo stato di salute.

Nell’11 dicembre scorso la sorella di Yu ha tentato di farle visita, ma non le è stato permesso di entrare in carcere. Ha chiamato le due linee telefoniche del penitenziario (+86-731-82323290 e +86-731-82323210) e in entrambi i casi le guardie che hanno risposto hanno detto che Yu stava benissimo, era in buona salute e che il fatto che la prigione non abbia mai chiamato i familiari significa che non c’è nulla di cui preoccuparsi. La sorella si è opposta, dicendo: “Ho sentito da una fonte credibile che mia sorella è stata torturata cosi brutalmente che ora è in gravi condizioni e la sua vita è in pericolo. Come potete ancora affermare che sta bene?”. Una guardia ha risposto: “Come fai a saperlo? Chi te l’ha detto?”.

Condannata a tre anni per la sua fede

Il 29 marzo scorso Yu è stata arrestata e ha iniziato uno sciopero della fame in segno di protesta, diventando molto debole. Il 1° giugno è stata scarcerata agli arresti domiciliari, ma il 24 agosto è stata nuovamente arrestata. L’8 settembre, quando ha subìto il processo, era molto debole e non riusciva a stare in piedi per più di qualche minuto.

Al termine dell’udienza, il Tribunale distrettuale di Yuhua ha condannato Yu a tre anni di reclusione, mentre quello intermedio della città di Changsha ha confermato la sua ingiusta condanna in data sconosciuta. Il 26 ottobre scorso è stata ammessa al carcere femminile della provincia dell’Hunan.

Yu non è la prima volta che viene presa di mira per la sua fede. In passato ha scontato tre periodi ai lavori forzati per un totale di quasi otto anni per aver praticato il Falun Gong.

La divisione di alta sicurezza della prigione femminile della provincia dell’Hunan: un inferno nell’inferno

Tutte le praticanti del Falun Gong appena ammesse al carcere venivano prima assegnate alla Divisione di alta sicurezza per essere sottoposte a un intenso lavaggio del cervello, con l’obiettivo di costringerle a rinunciare alla loro fede. Alcune praticanti hanno definito la divisione un “campo di concentramento” e “un inferno nell’inferno”. Le guardie assegnavano alle detenute il compito di sorvegliare le praticanti. Coloro che si rifiutavano di rinunciare alla loro fede erano costrette ogni giorno a stare sull’attenti dalle 6:00 del mattino a mezzanotte. Non potevano lavarsi i denti o pulirsi e le guardie limitavano anche il numero di volte in cui potevano mangiare, bere o usare il bagno ogni giorno.

Se, dopo tutto questo, una praticante era ancora fedele alla sua fede, le veniva negato completamente l’uso del bagno veniva ammanettata e incatenata. Inoltre, non poteva vestirsi in base alle condizioni atmosferiche e doveva indossare la stessa giacca sia in estate che in inverno. Zhang Yaqin, una praticante della città di Xiangtan, nella provincia dell’Hunan, in questa struttura aveva subito brutali torture. Il 12 dicembre 2020 è morta in carcere.

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